Scoperte molecole di DNA in un meteorite
I ricercatori hanno usato una nuova tecnica per analizzare un campione più leggero delle ciglia umane. © Michael Callahan, NASA |
I marziani siamo noi: questa è la conclusione a cui è giunto un nuovo studio della NASA, che ha scoperto due ingredienti fondamentali della vita nei frammenti di un meteorite. Si tratta dell'ennesimo studio a suggerire che la vita sulla Terra possa essersi originata altrove.
Nel Settembre del 1969, un piccolo meteorite cadde sopra la città di Murchison, nell'Australia. Le analisi avevano indicato la presenza di materiali organici, ma nuovi studi più approfonditi hanno portato a galla anche componenti di DNA e aminoacidi, le basi della vita come la conosciamo noi oggi.
«Nonostante le loro piccole dimensioni, queste particelle di polvere interplanetaria potrebbero aver fornito alla giovane Terra un rifornimento costante di materiali organici extraterrestri», spiega Michael Callahan della NASA.
Il nuovo studio segue la scia di un'altra ricerca presentata nell'Agosto dell'anno scorso e che aveva impressionato la comunità scientifica, provando che un tempo la Terra non era in grado di ospitare né tantomeno di creare la vita, mentre Marte forniva ambienti più ospitali.
Gli aminoacidi sono alla base delle proteine, che nel nostro corpo formano i capelli, la pelle e altre strutture. Il DNA invece è la molecola che contiene il manuale di istruzioni per costruire e mantenere in vita un organismo.
Il meteorite di Murchison fa parte della rara classe delle condriti carbonacee, che rappresentano meno del 5% di tutti i meteoriti caduti sulla Terra. Inoltre, le molecole trovate in questa classe di meteoriti normalmente non superano concentrazioni di una parte per milione, o addirittura per miliardo.
Nonostante ciò, la polvere interplanetaria è continuamente sfornata da asteroidi e comete: non è in grado di trasportare molto materiale, ma ve ne è una disponibilità virtualmente infinita, come spiega la NASA.
Gli scienziati della NASA hanno analizzato un campione di 360 microgrammi del meteorite – circa il peso di un paio di ciglia, mille volte più leggero di un normale campione. I ricercatori hanno perciò dovuto usare tecniche più sensibili per estrarre le informazioni cercate. Usando un sistema di cromatografia liquida nano HPLC, hanno organizzato le molecole, che sono poi state ionizzate da un nano-elettrospray e analizzate tramite uno spettrometro di massa.
I ricercatori hanno dichiarato che si è trattato solo di una prova di una nuova tecnologia che potrà essere usata in futuro. Varie sonde, come l'americana Stardust o la giapponese Hayabusa, hanno estratto campioni direttamente da una cometa per poi rientrare sulla Terra. Queste nuove tecniche potrebbero rivelarsi molto utili per approfondire le analisi di future missioni simili.
«Questa tecnologia», conclude Daniel Glavin, astrobiologo della NASA, «sarà estremamente utile per cercare aminoacidi e altre potenziali firme chimiche organiche nei campioni riportati da Marte ed eventualmente dai materiali dei getti delle lune ghiacciate dei pianeti esterni, come Encelado ed Europa».
Scoperte molecole di DNA in un meteorite
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
18.2.14
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