Marte anticamente plasmato da supervulcani
La superficie di Marte potrebbe essere stata scossa ripetutamente in passato da enormi supervulcani, le cui colossali eruzioni hanno cambiato per sempre il volto del Pianeta rosso.
Esaminando un'antica regione marziana chiamata Arabia Terra, gli scienziati hanno scoperto i resti di ciò che si pensa sia potuto essere un supervulcano – un termine non tecnico usato per descrivere un enorme vulcano in grado di produrre più di mille chilometri cubi di materiale in una sola eruzione.
Noto ora come Eden Patera, questo cratere dalla forma irregolare presenta le caratteristiche tipiche di un antico supervulcano, una struttura geologica mai ipotizzata sulla superficie del Pianeta rosso, come spiega il ricercatore Joseph Michalski del Planetary Science Institute a Tucson, in Arizona, e del Museo di Storia Naturale di Londra.
«Ciò che abbiamo scoperto è un nuovo tipo di complesso vulcanico che sembra diverso da tutti gli altri tipi di vulcano che sappiamo esistere su Marte», ha spiegato Michalski. «Non ne conosciamo l'età esatta, ma pensiamo siano abbastanza antichi. Crediamo che si siano verificati nel primo miliardo di anni della storia del pianeta».
Questa nuova struttura potrebbe aiutare i ricercatori a far luce su un mistero della geologia marziana. I granelli sottili che formano il materiale depositato in Arabia Terra sembrano infatti avere origine vulcanica, ma fino ad oggi di vulcani non ne erano stati osservati.
La nuova visione di Michalski, sviluppata assieme al collega Jacob Bleacher, suggerisce che gli strati di materiale si siano depositati dopo la colossale eruzione di Eden Patera – che, secondo gli scienziati, è eruttato almeno tre volte – o forse di altri supervulcani.
«La scoperta delle strutture dei super vulcani cambia radicalmente i nostri studi sul vulcanismo di Marte», ha proseguito Michalski. «Molti vulcani marziani sono facilmente riconoscibili dalla loro struttura a forma di scudo, simile a quella che si vede alle Hawaii. Sono delle formazioni abbastanza giovani e ci siamo sempre chiesti dove fossero ubicati i vulcani più antichi. È possibile che i primi vulcani fossero molto più esplosivi e abbiano formato strutture simili a quelle che vediamo ora in Arabia Terra».
Il nuovo studio indica che fino ad oggi gli scienziati avevano cercato il tipo sbagliato di vulcani, ossia i vulcani a scudo a forma di cono, come il colossale Olympus Mons marziano – che, con i suoi 27 chilometri di altezza, è il più grande vulcano del sistema solare. I supervulcani, infatti, lasciano tracce diverse nel territorio.
«Questi [supervulcani marziani] sono molto esplosivi, ma non costruiscono montagne di flussi magmatici e non hanno lo stesso profilo topografico», ha chiarito Michalski. «Forse abbiamo cercato il tipo a scudo per tutto questo tempo, e forse avremmo dovuto cercare il tipo esplosivo».
Raccogliere gli indizi necessari a confermare la presenza di un supervulcano può essere, paradossalmente, più difficile di scoprire un vulcano minore del tipo a scudo. Un supervulcano infatti può mimetizzarsi proprio sotto i nostri nasi, assumendo le sembianze di un cratere da impatto, ma Michalski è riuscito a smascherare quello nell'Arabia Terra grazie ad alcuni dettagli caratteristici.
Eden Patera è molto simile a qualsiasi altro cratere marziano dall'esterno, con una forma circolare, un bordo rialzato ed eroso, ma dall'interno è ben diverso.
«Se si trattasse di crateri da impatto, avrebbero subito grandi processi di erosione», ha proseguito Michalski.« Ciò significa che dovrebbero avere fondali bassi... ma queste cose sono in realtà molto profonde. Hanno una profondità simile a quella di un cratere intatto, ma un cratere intatto ha tutto preservato. Quindi, non ha senso, non quadra... Semplicemente, non assomigliano a dei crateri da impatto».
Lo studio si è basato su alcuni dati raccolti dagli orbiter Mars Global Surveyor, che ha cessato le operazioni nel 2006, Mars Odyssey, Mars Reconnaissance Orbiter e altri. Ma i risultati potrebbero arrivare anche direttamente dal suolo.
Il supervulcano Eden Patera potrebbe infatti essere responsabile dei depositi in polvere osservati dai rover Curiosity e Opportunity nei rispettivi siti d'atterraggio, ossia il Cratere Gale e Meridiani Planum.
Michalski è fiducioso che altri team di ricercatori andranno più a fondo. «Sospettiamo che ci possano benissimo essere molti altri [supervulcani], semplicemente non li abbiamo ancora cercati».
© immagini
NASA / JPL / GSFC / Arizona State University / ESA / Mars Express /Freie Universitat Berlin / MSSS / Google
Marte anticamente plasmato da supervulcani
Reviewed by Pietro Capuozzo
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3.10.13
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