Morto il cacciatore robotico di comete della NASA

La sonda statunitense Deep Impact, protagonista di una missione sensazionale e senza precedenti che ha scritto intere pagine di esplorazione spaziale, è stata dichiarata morta, dopo che le comunicazioni si erano bruscamente interrotte più di un mese fa. La sonda era decollata nel 2005 e aveva incontrato ben due comete, rilasciando un piccolo satellite che si era schiantato volontariamente contro una di esse.
© NASA
Le comunicazioni si erano interrotte sei settimane fa, attorno all'8 Agosto.
«L'ultima comunicazione è avvenuta l'8 Agosto. Dopo un colossale sforzo, il team ha determinato la causa del problema il 30 Agosto», ha spiegato il principal investigator Mike A'Hearn dell'Università del Maryland.
Il problema è stato identificato in un errore nel software che avrebbe completamente riavviato il computer centrale del satellite. Deep Impact avrebbe poi iniziato a ruotare su se stessa in maniera incontrollabile. La sonda non ha risposto ai comandi di ibernazione che il team aveva tentato di inviare. Probabilmente, a causa della rotazione incontrollata, l'antenna e i pannelli solari non sono riusciti a operare correttamente, e l'apparato elettronico della sonda si è ghiacciato nelle gelide profondità dello spazio interplanetario. [Leggi: La sonda statunitense Deep Impact è fuori controllo]
© NASA/JPL/UMD
«Deep Impact è stata una sonda fantastica e longeva, che ha prodotto molti più dati di quanto ci aspettavamo», ha proseguito A'Hearn. «Ha rivoluzionato la nostra comprensione delle comete e delle loro attività».
Deep Impact decollò nel gennaio del 2005, diretta verso un rendezvous con la cometa Tempel 1. La sonda raggiunse la cometa nel luglio di quell'anno, e rilasciò anche un piccolo satellite che si andò a schiantare contro il nucleo della cometa, permettendo alla sonda di studiare la composizione del corpo ghiacciato.
© NASA/JPL-Caltech/UMD
Deep Impact ebbe poi un altro incontro ravvicinato nel novembre del 2010, stavolta con la cometa Hartley 2, nella fase di missione estesa chiamata EPOXI.
La sonda ha poi trascorso due mesi, tra febbraio e aprile 2012, a studiare da lontano la cometa Garradd. Deep Impact ha poi rivolto il suo occhio robotico in direzione della cometa ISON, che si sta preparando a sfiorare Marte. [Leggi: La cometa ISON si prepara a sfiorare Marte]
© NASA/JPL-Caltech/UMD
ISON è già stata definita la «cometa del secolo»: se sopravviverà al suo incontro ravvicinato con il Sole, potrebbe diventare 10 volte più brillante di Venere, il pianeta più luminoso visto dalla Terra, e sarebbe visibile anche di giorno in tutto il mondo. [Leggi: Le prime immagini della cometa ISON, prossimamente nei nostri cieli]
Deep Impact ha anche fotografato la Terra, Marte e la Luna, studiando inoltre sei stelle distinte per confermare il moto dei loro pianeti orbitanti – EPOXI , infatti, è l'abbreviazione di Analisi E Osservazioni di Pianeti Extrasolari e Missione Estesa Deep Impact.
La sonda ci ha restituito circa mezzo milione di immagini scattate nel suo percorso di 7,58 miliardi di chilometri nello spazio profondo.
«Sei mesi dopo il lancio, la sonda aveva già completato la sua missione di studiare la cometa Tempel 1», spiega Tim Larson della NASA, project manager della missione. «Ma il team scientifico continuava a trovare cose interessanti da fare, e attraverso l'ingegno del nostro team di missione e navigatori e l'aiuto del Programma Discovery della NASA, questa sonda è andata avanti per più di otto anni, producendo incredibili risultati lungo tutto il percorso».
«Nonostante questa inaspettata chiamata alla ribalta finale, Deep Impact ha già raggiunto molto di più di quanto avevamo mai programmato», spiega Lindley Johnson del Programma Discovery. «Deep Impact ha completamente ribaltato ciò che credevamo di sapere sulle comete e ci ha anche fornito un tesoro di scienza planetaria che sarà la base della ricerca dei prossimi anni».

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Pat Rawlings, U. Md., JPL, NASA
Morto il cacciatore robotico di comete della NASA Morto il cacciatore robotico di comete della NASA Reviewed by Pietro Capuozzo on 20.9.13 Rating: 5
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