Un giorno triste per la NASA, ricordando 17 eroi

L'Amministratore della NASA, Charles Bolden, saluta con tristezza le tombe dei 17 eroi morti in 40 anni di esplorazione spaziale.
© NASA/Bill Ingalls
Hanno sacrificato la loro vita per il progresso dell'umanità, e sono morti da pionieri e da eroi: sono i 17 astronauti, uomini e donne, che hanno perso la loro vita in tre missioni della NASA. L'agenzia spaziale statunitense ricorda oggi, come ogni anno, i tre uomini morti nell'incendio dell'Apollo 1, i 7 membri dell'equipaggio dello Space Shuttle Columbia disintegratosi durante il rientro e gli altri 7 astronauti morti durante l'esplosione dello Space Shuttle Challenger poco dopo il decollo.
Bolden e Buzz Aldrin, secondo uomo sulla Luna, nella cerimonia per la Giornata della Memoria dell'anno scorso.
© NASA/Bill Ingalls
Erano persone comuni  – giocatori di squash, sassofonisti, cinture nere di karatè, insegnanti – ma hanno per sempre cambiato la nostra storia, e la causa per cui sono morti continuerà.
Erano le 18:31 del 27 Gennaio 1967 e Gus Grissom, Ed White (il primo americano a fare una passeggiata nello spazio) e Roger Chaffee stavano aspettando nella loro capsula l'inizio di uno dei test pre-lancio, quando scoppiò una scintilla proprio dietro a Grissom. «Fuoco nella capsula!» furono le poche parole giunte al Centro di controllo missione. White non riuscì ad aprire lo sportello. Morirono tutti nel giro di una quindicina di secondi.
Sono passati 28 anni da quella triste mattina del 1986, quando lo Space Shuttle Challenger esplose a un minuto dal decollo, portando via con sé le vite di sette coraggiosi uomini e donne. Gli occhi dell'America e del mondo intero erano puntati su quella nave spaziale alata attaccata a un grosso serbatoio arancione e a due lunghi razzi laterali che si preparava a portare la prima insegnante nello spazio. E invece, la missione si concluse tragicamente in 73 secondi.
A bordo del Challenger vi erano sette astronauti. Francis Scobee, pilota nella guerra del Vietnam, aveva volato sullo Shuttle due anni prima. Michael Smith, compagno di Scobee nella guerra del Vietnam, non era mai stato nello spazio. Judith Resnik era già stata sullo Shuttle nella missione successiva a quella di Scobee, e nel tempo libero amava suonare il pianoforte classico, nuotare, pilotare aerei e correre. Ellison Onizuka, hawaiiano, aveva volato sullo Shuttle esattamente un anno prima e aveva fatto parte del team del Centro di controllo missione delle prime due missioni Shuttle. Ronald McNair, afroamericano, cintura nera e istruttore di karatè, sassofonista in una banda jazz, appassionato delle tecnologie laser, aveva già volato su uno Shuttle poche missioni prima. Gregory Jarvis era lo specialista del carico utile di missione, ma nel tempo libero era giocatore di squash, ciclista e amante della chitarra classica. Christa McAuliffe aveva insegnato per 15 anni storia, economia e diritto nei licei e sarebbe dovuta essere la prima insegnante nello spazio, vista in diretta da tutti i suoi studenti.
Era la mattina del 1 Febbraio 2003, 11 anni fa, quando, a soli 16 minuti dall'atterraggio, lo Space Shuttle Columbia si disintegrò. Della schiuma scivolata dal serbatoio esterno durante il lancio aveva aperto un buco in una delle ali dello Shuttle, causandone la distruzione durante il rientro.
Rick Husband, comandante della missione, era parte dell'equipaggio che quattro anni prima, nel 1999, aveva eseguito il primo aggancio alla Stazione Spaziale Internazionale. William McCool aveva volato per più di 3mila ore su 24 aerei, era stato da poco selezionato come astronauta dalla Nasa e questa era la sua prima missione Shuttle. Michael Anderson, laureato in astronomia, aveva già volato su uno Shuttle diretto verso la Mir. Ilan Ramon, divenuto con questa missione il primo israelita nello spazio, laureatosi nell'Università di Tel Aviv. Kalpana Chawla, indiana, aveva già volato sulla missione STS-87. David Brown, laureato in biologia, considerato il miglior pilota della marina, aveva volato per più di 2700 ore e questa era la sua prima missione Shuttle. Laurel Blair Salton Clark, laureata in medicina, anche lei per la prima volta su uno Shuttle.
«Questo giorno ha portato terribili notizie e una grande tristezza nel nostro paese... È stato perso il Columbia; non ci sono sopravvissuti», fu il commento dell'allora presidente Bush. «La causa in cui sono morti continuerà. Il nostro viaggio nello spazio andrà avanti».
I detriti del Columbia, tra cui elementi tossici e parti umane, vennero sparsi in un'area enorme e il recupero fu molto difficile. Alcuni vermi di un esperimento a bordo dello Shuttle furono trovati ancora vivi dopo l'incidente.
Questi intrepidi equipaggi ci hanno aiutato a rendere i nostri veicoli più sicuri e hanno asfaltato la strada a un futuro molto ambizioso per l'esplorazione spaziale. L'unica cosa che possiamo dire è «Grazie!»
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