Un giovane sistema planetario simile al nostro scoperto grazie ad un nuovo metodo
I metodi usati dagli astronomi per scoprire nuovi esopianeti sono vari e molto diversi tra loro: c'è chi preferisce il metodo dei transiti, ossia osservare un pianeta oscurare parte del disco della sua stella passandone davanti; c'è poi chi preferisci andare alla ricerca delle microscopiche oscillazioni di una stella causate dall'attrazione gravitazionale di un pianeta massiccio; c'è perfino chi scopre pianeti osservandoli direttamente.
Ora, gli scienziati potrebbe aver scoperto un sistema planetario multiplo usando un nuovo metodo, ossia l'identificazione di un grosso buco nel disco di gas e polveri attorno ad una stella simile al Sole posta a 460 anni luce da noi.
Usando lo strumento HiCIAO a bordo del telescopio giapponese Suburu nelle Hawaii, un team internazionale di astronomi ha studiato la stella PDS 70, un giovane astro nato 10 milioni di anni fa e con la stessa massa del Sole.
I dati raccolti da HiCIAO nelle scansioni alle lunghezze d'onda del vicino infrarosso hanno rivelato la presenza di un disco protoplanetario attorno a PDS 70. Questo disco è formato da gas e polveri e si estende per miliardi di chilometri, come il disco da cui sono sorti i pianeti e i corpi del nostro sistema solare attorno a 4,6 miliardi di anni fa.
«Grazie alla potente combinazione del telescopio Subaru e HiCIAO, siamo stati in grado di esplorare i dischi attorno a stelle simili al Sole» ha commentato il capo del team, Jun Hashimoto. «PDS 70 ci mostra come sarebbe potuto apparire il nostro sistema solare durante la sua infanzia. Voglio continuare questo tipo di ricerche per capire la storia della formazione planetaria».
Il disco attorno a PDS 70 è interrotto da numerose divisioni – spazi vuoti, letteralmente – che appaiono come regioni scure nei dati raccolti nel vicino infrarosso. La più grande di queste divisioni è localizzata a circa 70 UA dalla stella madre, ossia 70 volte più in là dell'orbita terrestre rispetto al Sole. Gli scienziati sospettano che queste divisioni siano state formate da giovani esopianeti, che hanno ripulito la loro orbita dalla "spazzatura" che caratterizza il resto del disco. Inoltre, gli scienziati sono convinti che siamo davanti a un sistema planetario multiplo, in quanto, come afferma proprio il team, «nessun singolo pianeta, indifferentemente dalla sua massa, è sufficiente per creare una divisione così grande».
Le divisioni sono ben visibili nell'immagine, ma non vanno confuse con il grande cerchio nero al centro: si tratta solamente di una protezione che gli scienziati hanno usato per bloccare la luce della stella e riuscire così ad osservare meglio il disco (viene usata anche con il nostro Sole, per ritrarre espulsioni di massa coronale ed altri eventi estremi). Questa protezione ha però eliminato la parte più interna del disco, nella quale vi è un'altra divisione a solamente 1 UA da PDS 70, ossia all'altezza dell'orbita terrestre.
Purtroppo, sarà difficile osservare direttamente questi pianeti – sempre che esistano – dato che la luce proveniente dalla stella e quella riflessa dal materiale del disco renderebbero la debole luce riflessa dai pianeti ancor meno luminosa di quanto non lo sia già.
«Immagini dirette dei pianeti durante il loro processo di formazione all'interno di dischi protoplanetari sarebbe ideale per capire dove, quando e come i pianeti si formano» ha commentato Ruobing Dong dell'Università di Princeton.
Nonostante ciò, è abbastanza incredibili trovarsi davanti un sistema planetario identico al nostro durante la sua gioventù – è un po' come effettuare un viaggio indietro nel tempo ed osservare il nostro pianeta formarsi in un ambiente molto diverso da quello di oggi, preparandosi ad ospitare le prime forme viventi.
© immagini
NAOJ
Un giovane sistema planetario simile al nostro scoperto grazie ad un nuovo metodo
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
12.11.12
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