Un sistema planetario ultra-compatto
Sistemi planetari simili al nostro sono una rarità. Gli astronomi ne hanno avuto la confema più e più volte, scoprendo che la presenza di giganti gassosi simili a Giove che hanno un'orbita incredibilmente ristretta attorno alla loro stella è un fatto comune al di fuori del Sistema Solare. Ora, arriva l'ennesima prova: un sistema planetario composto da ben 5 esopianeti le cui orbite sono tutte comprese in un dodicesimo di quella terrestre.
"È un esempio estremo di un sistema planetario compatto" ha spiegato Darin Ragozzine dell'Università della Florida ieri al meeting annuale della Divisione di Scienze Planetarie dell'American Astronomical Society. "Se studiano questo sistema, possiamo capire come questi tipi di sistemi si formano e perché la maggior parte dei sistemi planetari sono diversi dal nostro".
Il sistema è stato osservato dal telescopio spaziale Kepler ed è stato chiamato KOI-500. È localizzato a 1100 anni luce da noi nella costellazione della Lira.
"La cosa veramente interessante è che Kepler ha scoperto centinaia di stelle con più pianeti che vi transitano davanti" continua Ragozzine."Questi sistemi sono quelli più ricchi di informazioni, dato che non solo ci spiegano le caratteristiche dei pianeti ma anche l'architettura della formazione dell'intero sistema planetario stesso".
I cinque pianeti attorno a KOI-500 completano un'orbita intera in 1.0, 3.1, 4.6, 7.1 e 9.5 giorni.
"Tutti è cinque i pianeti orbitano attorno alla loro stella in una regione con un'area 150 volte minore di quella dell'orbita terrestre, nonostante il più piccolo sia 1,3 volte più massiccio della Terra (e il più grande 2,6 volte)" continua Ragozzine. "A un tale ritmo, potremmo aggiungerci altri 10 pianeti e starebbero tutti quanti comodamente all'interno dell'orbita terrestre".
Il fatto che quasi tutti i sistemi planetari scoperti finora sono diversi dal nostro ha fatto ipotizzare agli astronomi che, difatti, potremmo essere pesci fuor d'acqua - dei veri e propri intrusi. Anche una ricerca portata a termine nel 2010 sembra suggerirlo: secondo i dati ottenuti due anni fa dai ricercatori, solo il 10-15% delle stelle dell'universo ospitano pianeti simili al nostro. Eppure, recentemente si è dibattuto sul fatto che osservare sistemi simili al nostro è molto più difficile che osservare dei giganti gassosi a ridosso della loro stella.
Potrebbe anche essere possibile che non troviamo sistemi simili al nostro perché quelli che conosciamo finora sono troppo antichi.
"Dall'architettura di KOI-500 capiamo che i pianeti non si sono formati nelle loro posizioni attuali" spiega Ragozzine. "I pianeti si sono originariamente formati a distanze maggiori e si sono poi spostati nella loro formazione ultra compatta che vediamo oggi". Questo spostamento è noto come migrazione.
Ci sono varie teorie sulle cause e sui meccanismi di questo processo, ma nessuno sa ancora rispondere alla domanda: perché anche i pianeti interni del nostro sistema come la Terra non si sono spostati verso il Sole?
"Non sappiamo perché ciò non sia successo nel nostro Sistema Solare" continua Ragozzine. "Ma KOI-500 ha gettato le basi a future teorie che cercheranno di descrivere come questi sistemi compatti abbiano origine. E capire di più su questi sistemi porterà ad un'altra generazione di teorie che ci permetteranno di capire perché il nostro sistema planetario non si sia evoluto così".
Un sistema planetario ultra-compatto
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
16.10.12
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