Un paradiso stellare ripreso dal Very Large Telescope
© immagine ESO |
'Un paradiso stellare': se definissimo con questa frase la Nebulosa Omega, di certo non ci sbaglieremmo. Lo conferma questa stupenda immagine ottenuta dallo strumento FORS (Focal Reducer and Spectrograph) del telescopio Antu, uno dei quattro che compongono il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO, l'European Southern Observatory. Si tratta di una delle immagini più dettagliate di questa nebulosa mai ottenute da telescopi terrestri.
Guardandola attentamente, possiamo scorgere particolare affascinanti che la fanno assomigliare ad un vero e proprio quadro. Tra tutti, il più interessante sono di certo i raggi di luce visibili in alto a destra, che illuminano ancor di più la scena. Questi raggi di luce sono prodotti da giovanissime protostelle, proprio come quelle che possiamo vedere nell'immagine. Questo enorme reparto di maternità stellare ha assunto, nel corso della storia, numerosissimi nomi: dalla Nebulosa Cigno alla Nebulosa Ferro di Cavallo, passando perfino dalla Nebulosa Aragosta. Oggi è conosciuta anche con due sigle (M17 e NGC 6618) appartenenti ai cataloghi astronomici più importanti, quello di Messier e il Nuovo Catalogo Generale.
Guardandola attentamente, possiamo scorgere particolare affascinanti che la fanno assomigliare ad un vero e proprio quadro. Tra tutti, il più interessante sono di certo i raggi di luce visibili in alto a destra, che illuminano ancor di più la scena. Questi raggi di luce sono prodotti da giovanissime protostelle, proprio come quelle che possiamo vedere nell'immagine. Questo enorme reparto di maternità stellare ha assunto, nel corso della storia, numerosissimi nomi: dalla Nebulosa Cigno alla Nebulosa Ferro di Cavallo, passando perfino dalla Nebulosa Aragosta. Oggi è conosciuta anche con due sigle (M17 e NGC 6618) appartenenti ai cataloghi astronomici più importanti, quello di Messier e il Nuovo Catalogo Generale.
Questa nebulosa fu scoperta e 'ri–scoperta': osservata per la prima volta nel 1745 dall'astronomo svizzero Philippe Loys de Chéseaux, la scoperta non fu mai ufficializzata. Il primo a renderne pubblica l'esistenza fu proprio Charles Messier, autore del celebre catalogo di corpi celesti, ma tutt'oggi la scoperta viene attribuita all'astronomo svizzero, e non a quello francese.
Questa nebulosa è ubicata a circa 6500 anni luce dalla Terra, ed è osservabile nella costellazione del Sagittario. Si estende per oltre 40 anni luce e, come abbiamo già detto, è una zona di intensa formazione stellare. Qui le nubi di gas e polveri interstellari collassano dando vita a nuovi astri, che nei primi stadi di vita sono noti come protostelle.
Quest'immagine è stata divulgata dall'ESO il 4 gennaio 2012, e fa parte del giovanissimo progetto Cosmic Gems dell'ESO, un programma che raccoglie immagini utili per fini didattici ed educativi, ma che possono anche essere consultate dagli astronomi.
Un paradiso stellare ripreso dal Very Large Telescope
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