Si è "spento" RXTE, pioniere della ricerca sui buchi neri e stelle di neutroni

Il 30 Dicembre 1995, un razzo vettore Delta II 7920 decollava dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida. A bordo vi era un satellite di 3200 chilogrammi che avrebbe presto fatto parlare di sé. Da allora, i suoi risultati scientifici sono stati usati in oltre duemila articoli comparsi su importanti riviste e in quasi cento tesi di dottorato. Numeri impressionanti, come d'altronde l'ultimo che ha visto protagonista questo telescopio americano: mille. E' il numero di messaggi istantanei ricevuti dagli astronomi di tutto il mondo nei giorni scorsi. Questi messaggi hanno repentinamente informato i ricercatori della conclusione della vita operativa di questo celebre telescopio. Quale? Il Rossi X–Ray Timing Explorer, un pioniere delle ricerche sui buchi neri, sulle stelle di neutroni e sulle nane bianche. Se oggi sappiamo qualcosa su questi ambienti estremi del cosmo, lo dobbiamo in buona parte a lui.
La vita di questo telescopio, abbreviato con la sigla RXTE, si è ufficialmente conclusa il 5 gennaio, dopo essere stata preannunciata in vari comunicati risalenti a pochi giorni prima. La sua 'morte programmata' è stata eseguita perché, l'anno scorso, la Nasa non aveva indicato la missione come una delle più importanti per il futuro del programma spaziale statunitense. Certo, un telescopio lanciato 16 anni fa non può competere con quelli sviluppati oggi, ma RXTE – nonostante sia stato 'degradato' – vanta di un passato del quale tutti i telescopi odierni lo invidiano.
E' il 30 Dicembre 1995: una data storica per l'astrofisica. Proprio questo giorno, infatti, decolla da Cape Canaveral il lanciatore Atlas II 7920 con a bordo RXTE (© immagine HEASARC/NASA/RXTE)

Alcuni studi ottenuti mediante le osservazioni di RXTE hanno vinto molti premi noti a livello internazionale. Tra questi, vale la pena ricordare i quattro Bruno Rossi Prize, un concorso esistente dal 1985 e gestito dalla Divisione di Astrofisica ad Alte Energie (HEAD, ossia High Energy Astrophysics Division) dell'American Astronomical Society (AAS). Il primo fu vinto nel lontano 1999 da Jean Swank e Hale Bradt, che progettarono il telescopio e si resero protagonisti di importanti scoperte sui buchi neri. Il secondo fu vinto nel 2003 da Robert Duncan, Christopher Thompson e Chryssa Kouveliotou. Questo trio di ricercatori, usando osservazioni del telescopio RXTE, furono in grado di confermare la teoria delle magnetar (o 'magnetic stars', letteralmente stelle magnetiche), stelle di neutroni dotate di incredibili campi magnetici. Per sentire parlare nuovamente di RXTE tra i vincitori di questo premio, dobbiamo fare un salto nel tempo fino al 2006, anno in cui il Bruno Rossi Prize fu vinto da Tod Strohmayer, Deepto Chakrabarty e Rudy Wijnands, che – grazie a RXTE – effettuarono importanti e pionieristiche scoperte sulle pulsar millisecondo e cercarono nuovi metodi per studiare le oscillazioni delle stelle di neutroni nei sistemi binari. Il quarto e ultimo premio Bruno Rossi 'vinto' da RXTE risale al 2009, quando i ricercatori Charles D. Bailyn, Jeffrey E. McClintock e Ronald A. Remillard riuscirono a misurare con ottima precisione la massa dei buchi neri supermassicci che risiedono nel nucleo delle galassie. RXTE vinse anche, nel 2004, il premio Spinoza della Nederlandse organisatie voor Wetenschappelijk Onderzoek (NWO, l'Organizzazione della Ricerca Scientifica Olandese). Si tratta del premio più importante dei Paesi Bassi, e gli scienziati che ne vengono insigniti ricevono 2.5+ milioni di euro per effettuare nuove ricerche.
Un perdita molto grave, ma, come dice il proverbio, 'morto un Papa, se ne fa un altro'. E speriamo che il prossimo 'Papa' sia ancor più potente.

Link Utili
L'ultima scoperta di RXTE (Nasa)
Vincitori del premio Bruno Rossi
NWO–Spinoza Prize
Universe Today
Si è "spento" RXTE, pioniere della ricerca sui buchi neri e stelle di neutroni Si è "spento" RXTE, pioniere della ricerca sui buchi neri e stelle di neutroni Reviewed by Unknown on 11.1.12 Rating: 5
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