Come un errore fece di Plutone un nano
Sei anni fa, Michael E. Brown, un professore di astronomia planetaria al California Institute of Technology, scorse un pallido puntino in alcune lastre che effigiavano le zone più remote del nostro sistema planetario. Quell'esiguo punto si era mosso di pochi millimetri sullo sfondo stellato rispetto alle precedenti osservazioni e aveva occultato una minuta stella. Brown non sapeva che quello che era riuscito a scorgere avrebbe sconvolto e messo in subbuglio la comunità scientifica. E gli effetti della sua scoperta sono ancora vivi.
Chi è più esperto avrà ormai capito che stiamo parlando della scoperta di Eris, un pianeta nano e cosiddetto oggetto transnettuniano. Era indubitabilmente più lontano di Plutone, e indubbiamente più grande. Presto tutti i telescopi del mondo furono puntati verso l'ubicazione del «nuovo arrivato». E nessuno obiettò quando gli scienziati divulgarono la notizia che Eris era più grande di Plutone: tutti avevano avuto modo di verificarlo da soli. Eris sarebbe stato il decimo pianeta?
Chi è più esperto avrà ormai capito che stiamo parlando della scoperta di Eris, un pianeta nano e cosiddetto oggetto transnettuniano. Era indubitabilmente più lontano di Plutone, e indubbiamente più grande. Presto tutti i telescopi del mondo furono puntati verso l'ubicazione del «nuovo arrivato». E nessuno obiettò quando gli scienziati divulgarono la notizia che Eris era più grande di Plutone: tutti avevano avuto modo di verificarlo da soli. Eris sarebbe stato il decimo pianeta?
Alle 15:03 del 24 Agosto 2006 avvenne la fatidica decapitazione di Plutone, dio greco degli Inferi: la comunità scientifica aveva emesso il suo verdetto. E questo verdetto toglieva la carica di «pianeta» a Plutone. A Washington, nel Museo Nazionale dell'Aria e dello Spazio, venne fregiato il pannello espositivo di Plutone in segno di lutto; a Pasadena, gli astronomi del California Institute of Technology si camuffarono da pianeti e simbolicamente seppellirono il loro compagno. La American Dialect Society scelse il verbo «to pluto» per rappresentare l'azione di sminuire o degradare qualcuno o qualcosa.
Eris aveva sconfitto il nemico, ma non aveva vinto la battaglia: non divenne il nono pianeta. La dea della discordia si era distratta. Ma Eris rimaneva comunque più grande, seppur di 100 chilometri, di Plutone.
«E' chiaramente più piccolo» dice, oggi, Alain Maury, testimone diretto della scoperta di Eris. E, in un suo studio pubblicato sulla rivista Nature, afferma che la più piccola riproduzione di Plutone sarebbe comunque più grande della più grande riproduzione di Eris. Secondo il verdetto dell'Unione Astronomica Internazionale, Plutone - anche se più grande di Eris - non risponderebbe comunque a tutti i requisiti necessari per poter essere definito un pianeta a tutti gli effetti.
Ma, a questo punto, ci sorge un lecito dubbio: se ci fossimo accorti subito che Eris è in realtà più piccolo di Plutone, non sarebbe stato necessario degradarlo, e quindi il verdetto non avrebbe mai preso luogo, e di conseguenza il Sistema Solare sarebbe rimasto tale? «Forse» è la risposta di Brown, sebbene nel suo libro «Come ho ucciso Plutone» dichiari che l'Unione ha fatto la cosa giusta.
Per decenni, Plutone è stato il pianeta che magicamente si restringeva di giorno in giorno. Si partì da un corpo celeste delle dimensioni terrestri, per poi arrivare a un nano con un diametro meno della metà di quello di partenza. Nel 1980, il professore Alexander J. Dessler, calcolò scherzosamente che - secondo il ritmo con cui Plutone «si restringeva» di mese in mese -, sarebbe definitivamente scomparso nel 1984.
Ma la storia non finì così, perché i -182 gradi centigradi che caratterizzano la superficie di Plutone possono comunque consentire l'evaporazione di alcune molecole di metano e azoto ghiacciati, i quali formano un'irrisoria e sottile atmosfera che avviluppa il pianeta. Ebbene, l'atmosfera è in grado di deviare la luce. Così la superficie è crepuscolare e le dimensioni sembrano variare perché la luce «traballa» letteralmente. Eris è 97 volte più lontano dal Sole della Terra, con temperature gelide che non consentono la formazione di una qualsiasi atmosfera. Quindi la luce arriva più regolarmente e uniformemente, permettendo agli scienziati di calcolare molto meticolosamente i dati fisici di Eris.
Rilevazioni più accurate arriveranno nel 2015 grazie alla sonda New Horizons, che porta a bordo le ceneri dello scopritore di Plutone - Clyde Tombaugh - e curiosamente è alimentata a Plutonio.
Concludiamo dicendo che il sistema solare esterno è ben più ricco e vario di quanto ci aspettavamo: dal pianeta nano Haumea, sul quale un giorno dura quattro ore, all'oggetto trans-nettuniano Sedna, sul quale un anno dura circa 11487 anni terrestri. Speriamo di sentire altro e altro ancora.
Come un errore fece di Plutone un nano
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
10.2.11
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