Scoperte aurore milioni di volte più potenti di quelle terrestri su una nana bruna


Spesso ci si riferisce alle nane brune come “stelle mancate” – troppo piccole per poter innescare le reazioni di fusione dell’idrogeno all’interno dei loro nuclei, ma allo stesso tempo troppo grandi per poter essere semplici pianeti. Insomma, oggetti di confine. Ma una nuova scoperta potrebbe aiutarci a far luce su questi misteriosi corpi celesti.
Un gruppo di scienziati il cui lavoro è a stato pubblicato sulle pagine di Nature è giunto alla conclusione che anche le nane brune, come i pianeti, sono in grado di generare aurore sopra i loro poli magnetici.
“Questa è tutta una nuova manifestazione dell’attività magnetica su questi oggetti,” spiega Leon Harding della NASA.
Sulla Terra, le aurore sono causate dall’interazione tra le particelle cariche trasportate dal vento solare e la magnetosfera terrestre. Qui il flusso proveniente dal Sole viene accelerato e indirizzato verso i poli, dove, scontrandosi con i gas atmosferici, produce le aurore.
“Mentre gli elettroni scendono a spirale verso l’atmosfera, producono emissioni radio, e quando si scontrano con l’atmosfera eccitano l’idrogeno,” spiega Gregg Hallinan del Caltech. “Ora sappiamo che questo comportamento interessa tutto dai pianeti fino alle nane brune.”
Ma che aspetto avrebbe un’aurora vista dalla superficie di una nana bruna? Innanzitutto, sarebbe almeno un milione di volte più luminosa, in quanto un milione di volte più potente. Inoltre, sarebbe dominata da sfumature rossastre piuttosto che verdastre come quelle terrestri a causa del maggiore contenuto di idrogeno nell’atmosfera.
La scoperta getta le sue radici nei primi anni del nuovo millennio, quando per la prima volta furono rilevate emissioni radio provenienti da nane brune. Con scarse o del tutto assenti attività in superficie, quali brillamenti o flussi di particelle cariche, queste emissioni erano un vero e proprio mistero. Poi, nel 2006, i ricercatori riuscirono a individuare pulsazioni all’interno delle frequenze radio. Successivamente, identificarono anche una variabilità periodica nella luce emessa nel visibile da alcuni di questi oggetti. Secondo gli scienziati, l’unico fenomeno in grado di spiegare questa periodicità era, appunto, la presenza di aurore.
Protagonista della scoperta è stata LSRJ1835+3259, una nana bruna situata a 20 anni luce dalla Terra e oggetto di intensi studi da parte di un gran numero di telescopi, tra cui il Very Large Array a Socorro, il Keck Observatory nelle Hawaii e l’Hale Telescope al Palomar Observatory in California.
Nella totale assenza di un vento stellare, come queste aurore siano generate resta un mistero. Ma gli scienziati stanno indagando.

Foto Credit Chuck Carter and Gregg Hallinan/Caltech
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