Cercare la vita extraterrestre sotto la superficie degli esopianeti
Quando pensiamo alla vita su altri pianeti, spesso il nostro pensiero si limita a cercare forme viventi simili a quelle che ci circondano. In realtà, la definizione di vita è molto più ampia, e forse non ha addirittura limite. Gli alieni potrebbero essere nuvole, oppure stelle, o addirittura intere galassie: non esiste un vero e proprio limite, se non quello della nostra fantasia. In effetti, che senso ha cercare pianeti potenzialmente abitabili? Gli alieni potrebbero dipendere da condizioni ben diverse dalle nostre.
Gli scienziati però non possono pensarla così, se no cercare altre forme di vita diventerebbe impossibile. Bisogna invece compiere piccoli passi per allontanarci dalla nostra concezione di vita. E il primo passo potrebbe essere quello di cercare forme di vita sotto la superficie di altri pianeti.
In effetti, la biosfera terrestre va ben oltre la semplice crosta che riveste il nostro pianeta, e potrebbe essere così anche per gli esopianeti. Il problema è che le condizioni ideali possono cambiare drasticamente da quelle che finora abbiamo cercato, e quindi la ricerca di forme di vita aliene potrebbe estendersi ben oltre i pochi esopianeti che finora consideriamo potenzialmente abitabili per la loro posizione rispetto alla loro stella.
Recentemente, alcuni studiosi di forme di vita microscopiche hanno scoperto dei batteri nell'Oceano Atlantico a 1,4 chilometri sotto il fondale oceanico. Queste forme di vita spesso necessitano di acqua per esistere, ma alcune volte possono trarre energia dalle reazioni chimiche nelle rocce.
«La vita come la conosciamo ha bisogno di acqua liquida» ha commentato Sean McMahon dell'Università di Aberdeen. «Tradizionalmente, i pianeti erano considerati "abitabili" se erano dentro alla fascia di abitabilità. Non devono essere né troppo vicini alla loro stella né troppo lontani, per consentire l'esistenza di acqua allo stato liquido. Nonostante ciò, ora sappiamo che molti microorganismi – forse la metà di tutti gli esseri viventi sulla Terra – risiedono sotto la crosta rocciosa del pianeta, non sulla superficie».
La luce solare non è l'unica fonte di calore per il nostro pianeta, anzi. Più andiamo in profondità – e quindi ci allontaniamo dall'influenza termica del Sole – più la temperatura sale. Ciò è dovuto al fatto che il nostro stesso pianeta genera calore dal suo nucleo. Questo calore viene sfruttato, ad esempio, per ricavare energia dalle centrali geotermiche.
Ciò significa che, anche se un pianeta è troppo lontano per aver condizioni di temperatura adatte sulla sua superficie, in profondità queste condizioni potrebbero esistere, e quindi anche forme di vita.
«Abbiamo sviluppato un nuovo modello per come calcolare la fascia di abitabilità per gli ambienti sottoterra» continua McMahon. «Il nostro modello mostra come i pianeti abitabili potrebbero essere molto più comuni di quanto pensassimo».
Fino ad oggi, gli astronomi cercavano i pianeti nelle cosiddette zone circumstellari abitabili (CHZ), ossia la sfera attorno ad una stella in cui possono esistere le condizioni adatte alla nascita di forme viventi. Calcolare il raggio di questa zona abitabile è estremamente facile: basta calcolare la radice quadrata del rapporto tra la luminosità della stella e quella del Sole, che è pari a 1.
Ora, McMahon e John Parnell hanno creato una nuova fascia di abitabilità, la «zona abitabile sotterranea» (SSHZ), che permette di calcolare a quale profondità può esistere acqua liquida.
Se questo nuovo «modo di pensare» attrarrà l'attenzione di tutti i cacciatori di esopianeti, dovranno rifare i loro calcoli – e non sarà una cosa facile e veloce.
Cercare la vita extraterrestre sotto la superficie degli esopianeti
Reviewed by Pietro Capuozzo
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