Si è conclusa nell'Oceano Pacifico l'odissea della sonda Phobos-Grunt

© immagine Roscosmos
Ieri, alle 18:45 ora italiana, è terminato l'ultimo capitolo dell'odissea della sonda russa Phobos–Grunt, ponendo definitivamente fine a questa triste vicenda. La sonda – che aveva come destinazione Phobos, un satellite naturale marziano – si è schiantata «nell'oceano Pacifico alle 21:45 ora di Mosca (18:45 ora italiana)» ha commentato Valeri Zolotukhine ai microfoni dell'agenzia di stampa Interfax. La sonda è precipitata a 1250 chilometri dall'isola cilena di Wellington, sorvolando alle 19:20 l'Italia.
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Solo una parte delle 13.5 tonnellate che compongono la sonda si è schiantata in mare: molti componenti, infatti, si sono disintegrati ancor prima, bruciando a causa dell'attrito registrato durante la discesa nell'atmosfera terrestre.
Nonostante la sonda sia stata visibile anche nei cieli italiani, non c'è mai stata paura da parte delle autorità: la Protezione Civile aveva infatti calcolato che vi erano solo 1,7 probabilità su cento che un detrito cadesse sul nostro Paese, e meno di una su diecimila che provocasse lesioni ad una persona su tutta la Terra. Al momento, non si sono registrati danni materiali causati dalla sonda.
La sonda Phobos–Grunt aveva rappresentato il culmine di una lunga serie di fallimenti e situazioni imbarazzanti che hanno coinvolto la Roscosmos, l'ente spaziale russo. Per leggere passo per passo la storia di Phobos–Grunt – dalle operazioni pre-lancio al fallimento vero e proprio – puoi accedere alla sezione del nostro sito dedicata alla sonda russa cliccando qui.
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