La crisi costringe la Nasa a dire addio a Marte, preoccupazione anche per l'Esa
Illustrazione artistica del lander ExoMars (copyright immagine ESA - AOES Medialab) |
La Nasa abbandona Marte? Un'idea che sembra alquanto lontana se pensiamo al recente lancio del rover Curiosity diretto verso la superficie del Pianeta Rosso, oppure al fallimento della missione russa Phobos Grunt che ha di certo incoraggiato gli americani, perché, anche se dicono che non esiste più, tra gli USA e la Russia, almeno a livello aerospaziale, un pizzico di rivalità esiste ancora, dopo la spietata corsa alla Luna degli anni '50-'60. Eppure pare che, devastata dalla crisi economica, la Nasa è destinata a dimenticare per un bel po' la superficie marziana. «Senza ulteriori finanziamenti e senza un deciso e rinnovato impegno per l'esplorazione di Marte da parte della NASA, il rover MSL (Curiosity) sarà l'ultima cosa che metteremo sulla superficie del pianeta rosso, e MAVEN sarà l'ultima sonda che immetteremo nell'orbita marziana» ha spiegato Jim Green, direttore della divisione di scienze planetarie dell'ente americano.
Per ora, la Nasa sta lavorando su due missioni verso Marte: il famosissimo rover Curiosity, già lanciato verso la fine di Novembre, e l'orbiter MAVEN, una sonda a basso costo che studierà la composizione e le caratteristiche degli strati superiori dell'atmosfera marziana. Dopo ciò, pare proprio che si concluderà definitivamente il programma spaziale marziano, ormai già con un passo nel baratro. Sfumano dunque le promesse della Nasa e dell'Esa, l'ente spaziale europeo, di costruire un orbiter entro il 2016 e di mandare un ulteriore rover a popolare la superficie marziana entro e non oltre l'inizio del 2019. L'orbiter si chiamerà –se mai esisterà – TGO, ossia Trace Gas Orbiter, e avrà il compito di creare una mappa ad alta risoluzione della distribuzione dei gas che compongono l'atmosfera del Pianeta Rosso. Assieme all'ormai sempre più irrealizzabile sonda dovrebbe esserci anche un lander che sperimenterà nuove metodologie d'atterraggio per carichi estremamente pesanti. Il lander sarà destinato a vivere pochi giorni ma il suo contributo sarà essenziale per future missioni umane su Marte. Il rover che dovrebbe atterrare nel 2019 si chiama invece ExoMars, gemello quasi identico di Curiosity ma più tecnologico e dotato di un innovativo strumento: una sonda in grado di penetrare nel sottosuolo fino a 2 metri di profondità. Sembra proprio che le due agenzie spaziali abbiano sempre meno soldi a disposizione: la crisi rallenterà dunque anche l'esplorazione scientifica?
Per ora, la Nasa sta lavorando su due missioni verso Marte: il famosissimo rover Curiosity, già lanciato verso la fine di Novembre, e l'orbiter MAVEN, una sonda a basso costo che studierà la composizione e le caratteristiche degli strati superiori dell'atmosfera marziana. Dopo ciò, pare proprio che si concluderà definitivamente il programma spaziale marziano, ormai già con un passo nel baratro. Sfumano dunque le promesse della Nasa e dell'Esa, l'ente spaziale europeo, di costruire un orbiter entro il 2016 e di mandare un ulteriore rover a popolare la superficie marziana entro e non oltre l'inizio del 2019. L'orbiter si chiamerà –se mai esisterà – TGO, ossia Trace Gas Orbiter, e avrà il compito di creare una mappa ad alta risoluzione della distribuzione dei gas che compongono l'atmosfera del Pianeta Rosso. Assieme all'ormai sempre più irrealizzabile sonda dovrebbe esserci anche un lander che sperimenterà nuove metodologie d'atterraggio per carichi estremamente pesanti. Il lander sarà destinato a vivere pochi giorni ma il suo contributo sarà essenziale per future missioni umane su Marte. Il rover che dovrebbe atterrare nel 2019 si chiama invece ExoMars, gemello quasi identico di Curiosity ma più tecnologico e dotato di un innovativo strumento: una sonda in grado di penetrare nel sottosuolo fino a 2 metri di profondità. Sembra proprio che le due agenzie spaziali abbiano sempre meno soldi a disposizione: la crisi rallenterà dunque anche l'esplorazione scientifica?
Illustrazione artistica della sonda TGO (copyright immagine ESA) |
Ritrovatasi con un budget ben ridotto rispetto a quanto previsto in passato, la Nasa ha abbandonato i giochi. E l'Esa, che si è ritrovata di colpo in mezzo ad una faccenda più grande di lei da sbrigare nell'arco di pochi anni? Persa la possibilità ad ovest, in America, si è girata verso l'est: così si è accorta della Russia, ottima nel costruire razzi vettori ma molto meno nel fabbricare sonde. Così, dopo un iniziale rifiuto della Russia a qualsiasi tipo di cooperazione, si aprono le strade ad uno storico accordo: la Roscosmos, l'ente russo, costruirà il razzo vettore per l'Esa; in cambio, l'Europa permetterà all'alleato russo di implementare nella sonda qualsiasi tipo di apparecchiatura scientifica elaborata dagli scienziati dell'IKI, l'Istituto di Ricerca Spaziale della Roscosmos. Eppure l'accordo sembra in bilico dopo una proposta degli scienziati russi di aggiungere un gruppo di lander russi (da 2 a 4) che saranno sostituiti al lander sperimentale europeo della missione TGO. Questi innovativi lander, progettati assieme alla Finlandia, potrebbero essere equipaggiati con un sismografo costruito dall'agenzia francese che sarà utilizzato anche nella missione americana GEMS se quest'ultima vincerà la competizione con le altre missioni a bosso costo.
Illustrazione artistica della sonda MAVEN (copyright immagine NASA/Goddard Space Flight Center) |
Ma se gli scienziati della Nasa vedono ridursi il loro budget di giorno in giorno, per i ricercatori dell'Esa non è tutto rose e fiori: si parla di un budget di circa 850 milioni per la campagna d'esplorazione spaziale 2016/8, ma l'attuale crisi ha reso tutti questi dati ancor più virtuali di quanto non lo siano già.
Certo, la situazione non è drastica come quella americana: negli USA, infatti, perfino il sistema governativo si è diviso: da una parte c'é l'OMB, l'Office of Management and Budget, che da subito si è rifiutato di contattare minimamente la Nasa; al rovescio della medaglia c'è il Congresso, che ha sottolineato esplicitamente e ripetutamente l'importanza dell'esplorazione marziana mentre rilasciava il budget per l'FY2012, l'anno fiscale 2012.
La crisi ha messo in ginocchio anche la ricerca spaziale? Evidentemente sì. Speriamo solo di non rimandare ulteriormente il nostro sbarco su Marte e, eventualmente, il nostro ritorno sulla Luna.
La crisi costringe la Nasa a dire addio a Marte, preoccupazione anche per l'Esa
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
9.12.11
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