Due pianeti sopravvivono al destino che attende la Terra
© immagine Stéphane Charpinet/Institut de Recherche en Astrophysique et Planétologie a Toulouse, Francia |
L'esobiologia e la planetologia sono due branche della scienza in continua evoluzione, che vengono continuamente stravolte da nuove scoperte, che si susseguono ad un ritmo incredibile. E oggi vi voglio raccontare di un'altra pietra miliare – l'ennesima – che ha messo in discussione i modelli teorici più accreditati dagli studiosi e dai ricercatori occupati in questo giovanissimo campo scientifico.
Gli astronomi hanno scoperto due esopianeti grandi grosso modo quanto la Terra. Se la scoperta si limitasse qui, sarebbe già un importantissimo passo avanti nella ricerca di forme di vita aliene, ma questi due esopianeti si sono spinti ancora più lì. Pare infatti che siano sopravvissuti al tremendo fenomeno che probabilmente estinguerà ogni forma di vita sulla Terra fra circa 5 miliardi di anni: l'espansione del Sole.
Gli astronomi hanno scoperto due esopianeti grandi grosso modo quanto la Terra. Se la scoperta si limitasse qui, sarebbe già un importantissimo passo avanti nella ricerca di forme di vita aliene, ma questi due esopianeti si sono spinti ancora più lì. Pare infatti che siano sopravvissuti al tremendo fenomeno che probabilmente estinguerà ogni forma di vita sulla Terra fra circa 5 miliardi di anni: l'espansione del Sole.
Ovviamente, questi due esopianeti non sono scampati all'espansione del Sole, bensì a quella della loro stella madre, KIC 05807616. Quest'espansione si verifica quando stelle di massa simile al nostro Sole giungono alla fine della propria sequenza principale e quando tutto l'idrogeno presente nel nucleo si è convertito, tramite la fusione nucleare, in elio. Questo esaurimento di idrogeno pone termine alle reazioni termonucleari che esercitano una pressione sugli strati esterni della stella, che, di conseguenza, collasseranno innalzando la temperatura e causando dunque la fusione dell'idrogeno presente negli stessi strati superiori. Questa fusione permetterà alla stella di espandersi considerevolmente, che, in termini del nostro sistema solare, significherebbero superare l'orbita di Mercurio. In questo passaggio, la stella prende il nome di gigante rossa, in quanto – a causa dell'espansione – il gas si raffredderà e si tingerà dunque di rosso.
«E' una fotografia di come il nostro sistema solare potrebbe sembrare fra molti miliardi di anni di evoluzione» ha commentato Steve Kawaler della Iowa State University, membro del team internazionale di ricercatori diretto da Stéphane Charpinet dell'Insitut de Recherche en Astrophysique et Planétologie di Tolosa che ha analizzato i dati del telescopio spaziale americano Kepler.
Kepler analizza centinaia di migliaia di stelle comprese nel suo campo visivo – limitato alle costellazioni Lira e Cigno –, cercando eventuali abbassamenti nella luminosità della stella. Un abbassamento nella luminosità potrebbe significare che un pianeta è appena passato davanti alla stella, oscurandone parte del disco e bloccando quindi una percentuale variabile di luce. Queste 'mini–eclissi' sono dette transiti, e sono il metodo più efficace per stabilire la presenza di eventuali esopianeti in orbita attorno ad una stella. Ci vogliono almeno tre transiti perché gli esopianeti da candidati diventino confermati.
I ricercatori hanno analizzato le pulsazioni della stella per circa due anni. Charpinet è stato in grado, grazie ai dati in suo possesso, di accorgersi di due minuscole variazioni nella luminosità della stella che si ripetevano con intervalli regolari di circa 5.76 e 8.23 ore. Così, il ricercatore francese ha avvertito la comunità scientifica cercando conferma nelle osservazioni di altri telescopi. «Le abbiamo viste (le minuscole variazioni) nello stesso luogo e con la stessa frequenza. Così abbiamo saputo che erano reali» ha commentato Kawaler.
Kawaler si è subito accorto che le pulsazioni erano troppo lente per essere causate dalla stella stessa, e così si è iniziata a diffondere l'idea che attorno a KIC 05807616 vi fossero due esopianeti – oggi conosciuti come KOI 55.01 e KOI 55.02.
Questi due esopianeti possiedono dimensioni pari a 0.76 e 0.87 volte quella terrestre, il che li rende tra i più piccoli esopianeti mai osservati. Inoltre, l'espansione della stella li ha resi vicinissimi alla sua superficie: solamente lo 0.6 e lo 0.76% della distanza Terra–Sole, che è circa 8 minuti luce (o 1 unità astronomica, o UA). Questa vicinanza rende i due pianeti infernali, con temperature che raggiungono i 16 mila gradi centigradi.
Beh, almeno hanno una storia incredibile da raccontare.
INAF
Astronomy.com
ScienceDaily
Due pianeti sopravvivono al destino che attende la Terra
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
26.12.11
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