La nebulosa di Orione torna a stupire
A mio parere, la nebulosa di Orione è il più bell'oggetto celeste mai osservato. E, alla luce delle immagini dell'Eso che la effigiano, ne sono ancora più convinto. Ho visto un vero e proprio coacervo di immagini di questa nebulosa, e questa è una delle più affascinanti mai riprese.
Quest'immagine, che il sito dell'Eso definisce «eterea», è stata catturata dal Wide Field Imager ubicata a La Silla, in territorio cileno. Quest'immagine, oltre alla sua indubitabile magnificenza, offre agli astronomi un'opportunità sporadica - se non unica - per studiare da vicino questa nebulosa. Ovviamente si tratta di un mosaico di immagini, meticolosamente costruito dall'astronomo russo Igor Chekalin, che - seconda una nota nell'articolo - avrebbe usufruito dei dati raccolti dall'Eso in tutti questi suoi anni di attività.
Quest'immagine, che il sito dell'Eso definisce «eterea», è stata catturata dal Wide Field Imager ubicata a La Silla, in territorio cileno. Quest'immagine, oltre alla sua indubitabile magnificenza, offre agli astronomi un'opportunità sporadica - se non unica - per studiare da vicino questa nebulosa. Ovviamente si tratta di un mosaico di immagini, meticolosamente costruito dall'astronomo russo Igor Chekalin, che - seconda una nota nell'articolo - avrebbe usufruito dei dati raccolti dall'Eso in tutti questi suoi anni di attività.
La nebulosa di Orione è forse la più rinomata e famosa zona di formazione stellare, o «reparto di maternità», come alcuni astronomi chiamano le nebulose. Da qui le stelle intraprendono destini diversi, irrequieti o pacifici, lunghi o brevi.
Un altro aspetto che sostiene il mio parere è che la Nebulosa di Orione è uno degli oggetti celesti che si possono discernere con più facilità in tutto il Firmamento. E qui non parliamo di esigui telescopi o binocoli, bensì di nudi occhi. Questo Natale, come ben sapete, Polluce Notizie è andata in ferie in Guatemala. E io, che riesco a riconoscere quasi tutte le costellazioni alla nostra latitudine, con quelle misteriose stelle che nella mia mente mi parevano straniere e avviluppate da fitti arcani, Orione era un punto di riferimento. Aspettavo che sorgesse, superando i tre vulcani del lago Atitlan, e in esso riconoscevo un lume: la Nebulosa di Orione. I suoi gas sono resi così sfolgoranti dal surriscaldamento causato dai vigorosi getti di particelle delle giovani protostelle.
Questa incubatrice stellare ci è molto familiare, a chi più a chi meno, ma per gli astronomi è una delle nebulose più misteriose che si conoscano. Dapprima si credeva che la sua distanza da Terra fosse 1500 anni luce, poi gli scienziati, procedendo per illazioni, sono arrivati a 1350 nel 2007, ma tutt'oggi si discute animatamente su questo dato.
La nebulosa di Orione torna a stupire
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
20.1.11
Rating: