La rivoluzione dell'esplorazione suborbitale

Il termine progresso non indica per forza raggiungere traguardi sempre più lontani o estendere la propria portata fino ai limiti dell'immaginazione. Ce lo sta insegnando in questi anni il settore suborbitale, che promette di avere un ruolo importante nel futuro dell'esplorazione spaziale.
La NASA porta avanti da decenni un complesso e ricco programma suborbitale, «purtroppo senza dubbio il meno conosciuto», come ha spiegato Alan Stern, a capo della missione New Horizons diretta verso Plutone.
Con due o tre lanci al mese, questo programma porta decine di velivoli e centinaia, se non migliaia, di strumenti nello spazio per qualche minuto alla volta. Dai voli suborbitali sono arrivati importanti risultati nello studio del Sole, delle supernove, dell'atmosfera superiore, dell'astrofisica e della ricerca di comete. Il settore suborbitale permette inoltre agli ingegneri di mettere alla prova nuove tecnologie e sistemi da usare in futuro su missioni interplanetarie da miliardi di dollari.

QUESTIONE DI RITMI E COSTI
Due o tre missioni al mese può sembrare un buon ritmo, ma non se si considera che gli strumenti a bordo hanno pochi minuti a disposizione per raccogliere dati scientifici.
«Nonostante continue richieste dalla comunità scientifica negli ultimi 20 anni per aumentare la frequenza dei voli, il ritmo dei lanci del programma suborbitale della NASA è rimasto deprimentemente basso», spiega Stern. «Le motivazioni sono molte, ma sono tutte centrate sulle spese. Il costo medio per condurre una di queste missioni è di circa 2,5 milioni di dollari. Aumentare il ritmo sarebbe impossibile con il budget del programma suborbitale della NASA. Ma l'avvento di nuovi e riutilizzabili veicoli surborbitali, costruiti da compagnie private, offre capacità innovative che promettono di migliorare radicalmente sia il ritmo che la produttività della ricerca suborbitale».
E anche qui, torniamo a parlare di agenzie private. È chiaro che il futuro dell'intera esplorazione spaziale, non solo il settore surborbitale, dipende da queste compagnie gestite quasi sempre da miliardari che promettono di aprire le porte dello spazio a tutti.
Di che agenzie parliamo stavolta? Ecco qualche nome: XCOR Aerospace, Virgin Galactic, Armadillo Aerospace, Masten Space Systems e Blue Origin.
Con l'introduzione di veicoli riutilizzabili, i costi di ogni missione vengono in pratica dimezzati, così i come i tempi di attesa tra un lancio e quello successivo.
«Questa potente coppia di innovazioni influenzerà la ricerca spaziale in modo simile a come la rivoluzione dei computer ha cambiato l'elaborazione dei dati – creando una rivoluzione a livello di accesso», ha proseguito Stern.
Oggi, la NASA gestisce dai 20 ai 25 voli surborbitali ogni anno. La Virgin Galactic, una volta completato il suo veicolo, spera di poter effettuare lanci su base giornaliera, offrendo a ricercatori e turisti spaziali circa 2000 opportunità di sperimentazione all'anno. 
E ci sono molti altri nomi in giro oltre a quello della Virgin Galactic. La XCOR Aerospace, il nemico principale della Virgin Galactic, ha in mente di effettuare ben quattro voli al giorno, usando ciascuno dei suoi veicoli suborbitali riutilizzabili.
«Immaginatevi solamente con che velocità i campi della ricerca potrebbero avanzare con voli così frequenti», spiega Stern.
E i prezzi cambierebbero in maniera inversamente proporzionale alla frequenza dei lanci – si abbasserebbero esponenzialmente, vale a dire. Un centinaio di chili su un veicolo della Virgin Galactic costeranno circa 200 mila dollari, ossia un meno di un dodicesimo degli attuali costi di un volo suborbitale. Un biglietto identico su un veicolo della XCOR o dell'Armadillo Aerospace costerebbe ancora meno, circa 100 mila dollari.
«La rivoluzione dei razzi riutilizzabili renderà anche possibili nuovi tipi di scienza», continua Stern. «Ad esempio, con un accesso frequente alla regione dell'atmosfera superiore chiamata ignorosfera – troppo alta per gli aerei e per i palloni ma troppo bassa per i satelliti – gli scienziati saranno in grado di studiare molti fenomeni atmosferici, come i getti blu e gli spettri rossi».
Questa rivoluzione potrebbe anche cambiare il modo in cui i dati sono raccolti: basta sonde robotiche, ora saranno gli scienziati stessi a poter raccogliere i dati sul campo.

A RALLENTATORE
Sembra una scienza di fantascienza: aerei suborbitali che riempiono i cieli, turisti che fanno la fila per assaggiare per qualche minuto lo spazio, scienziati che scendono e salgono per effettuare ricerche impossibili fino a qualche anno prima. Eppure, oggi tutto questo sembra molto lontano. L'intero settore sembra immobile e gli scienziati si stanno girando i pollici, aspettando di salire a bordo e iniziare a raccogliere dati.
«Ci vuole un po' di tempo nel business spaziale», ha spiegato Stern. Chiaramente, non può cambiare tutto da un giorno all'altro. Però, nel 2010, il capo della XCOR Aerospace aveva fatto una previsione, ossia che «entro la fine del 2011 o l'inizio del 2012 vedremo gli spazioporti in difficoltà a gestire un ritmo di voli completamente senza precedenti». Ad oggi vi sono otto spazioporti sul suolo americano, e di azione ce n'è ben poca.
Cosa sta ritardando tutto questo? Sì, il motivo è sempre quello: soldi. La NASA non è riuscita a mantenere la sua promessa di fornire 15 milioni di dollari ogni anno ai protagonisti di questo settore, e ha faticato anche a fornire i 10 milioni che era riuscita a farsi concedere dal Congresso.
C'è chi invece se la sta cavando abbastanza bene, come la UP Aerospace, che un mese fa ha lanciato il suo primo razzo suborbitale, lo Spaceloft 7.
La XCOR spera di poter condurre il primo volo sperimentale del suo aeroplano con equipaggio, il Lynx, entro la fine dell'anno. I primi posti sono già stati prenotati, alcuni anche dallo stesso Stern e colleghi.
In Aprile, la Virgin Galactic ha condotto il primo volo a propulsori accesi della sua SpaceShipTwo, rompendo la barriera del suono sopra lo spazioporto del deserto Mojave.
Un mese prima, la Masten Space Systems aveva fatto volare un razzo ad atterraggio verticale, chiamato Xombie.
Insomma, le cose stanno procedendo più lentamente del previsto, ma almeno stanno procedendo.
La rivoluzione dell'esplorazione suborbitale La rivoluzione dell'esplorazione suborbitale Reviewed by Pietro Capuozzo on 16.8.13 Rating: 5
Riproduzione riservata. (C) Polluce Notizie 2010-2017. Powered by Blogger.