Ultime speranze per cercare di recuperare il telescopio Kepler

Il telescopio americano Kepler, il cacciatore di esopianeti, è ancora in modalità provvisoria dopo i gravi problemi alla quarta ruota di reazione riscontrati il 15 Maggio. Sono passati 56 giorni dall'ultima volta che Kepler ha raccolto dati scientifici, e ora il team proverà il tutto per tutto per cercare di recuperare il telescopio.

Il team, in questi mesi, ha migliorato l'efficienza del consumo di carburante durante la modalità provvisoria, in cui il telescopio, invece di essere controllato dalle ruote di reazione come di norma, è controllato interamente dai propulsori. Ciò aumenterà la durata delle riserve di propellente, mentre il team continua a studiare soluzioni.
Verso la metà o la fine di Luglio, gli ingegneri statunitensi inizieranno una serie di test per mettere alla prova le varie soluzioni che sono state studiate finora. Per tutta la durata dei test, Kepler rimarrà in modalità provvisoria, chiamata anche PRS.
Nel frattempo, il team ha anche sviluppato un aggiornamento al software di Kepler: SOC 9.1. Con questo aggiornamento, il telescopio sarà in grado – se dovesse riuscire a guarire – di rilevare le firme di pianeti ancora più piccoli attorno ad altre stelle, riducendo inoltre i falsi allarmi. Il software è nelle ultime fasi di verifica ed è quasi pronto ad essere rilasciato.
Il team sta continuando ad aggiornare l'elenco dei KOI, ossia i pianeti candidati trovati dal telescopio durante le precedenti sessioni di osservazione. Sono stati aggiunti 63 nuovi candidati, portando il numero totale di potenziali esopianeti a ben 3277.
Roger Hunter, project manager della missione, ha dichiarato che il team è molto contento dei recenti risultati ottenuti dall'ESO, ossia la scoperta di ben sei – forse sette – pianeti attorno alla stella Gliese 667C, tre dei quali sarebbero super-Terre nella fascia abitabile. È il primo sistema planetario scoperto in cui la fascia di abitabilità è piena: non esistono infatti altre orbite stabili al suo interno.
Il team si è detto soddisfatto anche dei risultati dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics a Cambridge, che, usando dati di Kepler, ha scoperto due pianeti grandi poco meno di tre volte il nostro pianeta nell'ammasso stellare NGC 6811, nato almeno un miliardo di anni fa. Questa scoperta dimostra che i pianeti possono formarsi e sopravvivere all'interno di un ammasso stellare, e inoltre porta il numero dei pianeti scoperti da Kepler a 134.
Gli ingegneri di Kepler hanno voluto anche sottolineare la fine della missione francese CoRoT, commentando che «ha spianato la strada a Kepler in termini di identificazione dallo spazio di esopianeti transitanti e anche il rilevamento delle oscillazioni acustiche in stelle simili al Sole. Ci congratuliamo con la CNES per la grande corsa della sonda CoRoT!» 
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