Un satellite europeo mappa potenziali fonti di energia sotterranee


I dati ottenuti da un satellite europeo stanno aiutando gli scienziati a localizzare potenziali fonti di energia nascoste al di sotto della superficie terrestre.
Prima di andare distrutto meno di due anni fa in un rientro incontrollato (ma previsto) nell'atmosfera, il satellite GOCE dell'Agenzia Spaziale Europea aveva trascorso quattro anni a misurare il campo gravitazionale della Terra dalla sua orbita straordinariamente bassa a 255 chilometri di quota. Nel 2012, il satellite si era calato di altri 31 chilometri per effettuare misurazioni ancor più dettagliate. Un normale satellite deputato allo studio della Terra solitamente si mantiene sopra i 750 chilometri di altitudine.

GOCE è soprannominato "la Ferrari dello spazio" per la sua forma aerodinamica.
Le misurazioni gravitazionali effettuate ad alta risoluzione dal satellite GOCE hanno permesso agli scienziati di mappare in tre dimensioni la struttura interna della Terra, almeno nei suoi strati più superficiali. Gli scienziati stanno ancora studiando questi modelli per cercare di individuare aree al di sotto della superficie terrestre potenzialmente ricche di petrolio e gas - le due principali fonti energetiche che alimentano la nostra civiltà.
Il satellite GOCE, spesso soprannominato "la Ferrari dello spazio" per via della sua forma aerodinamica che gli ha consentito di rimanere in un'orbita così vicina alla superficie per quattro anni consecutivi, ha mappato il campo gravitazionale della Terra da un'orbita quasi-polare inclinata di 96 gradi. Ciò ha permesso agli strumenti di bordo di studiare tutta la superficie terrestre in maniera omogenea.
I dati raccolti da GOCE hanno permesso agli scienziati di modellare la densità e la sua variabilità verticale e laterale nel sottosuolo, fornendo preziosi indizi sulla composizione geologica e sullo stato termico. Con queste informazioni in mano, è possibile identificare potenziali depositi di petrolio e gas: l'esistenza di un'area sotterranea con temperature comprese tra 60 e 200 gradi centigradi, ad esempio, segnalerebbe la presenza di rocce mature e quindi, molto probabilmente, anche di petrolio e gas.
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"Siamo ancora nelle fasi preliminari dell'utilizzo dei dati di GOCE per migliorare le nostre conoscenze sulla composizione della Terra e saranno necessarie ulteriori analisi geofisiche locali per validare i modelli," spiega Jorg Ebbing dell'Università di Kiel in Germania.
GOCE non può rilevare direttamente né il petrolio né il gas, ma i suoi dati possono fornire importanti indizi riguardo la presenza delle cosiddette "aree promettenti", zone del sottosuolo dove la maturità della roccia rende probabile l'esistenza di petrolio e gas.
"Questi primi risultati ci mostrano già come le tecnologie spaziali possano migliorare la nostra comprensione delle varie proprietà geologiche di sedimenti sepolti in profondità - da 5 a 10 chilometri nel sottosuolo - e quindi identificare il potenziale di risorse energetiche sotterranee incontaminate," spiega Rader Abdul Fattah della Netherlands Oganisation For Applied Scientific Research. "Ciò è particolarmente utile per aree remote la cui esplorazione sarebbe altrimenti difficile, costosa e faticosa."
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