L'ultimo grido di una stella morente può confermare le teorie di Einstein

Nel Marzo dell'anno scorso, gli astronomi hanno ascoltato l'urlo di dolore emesso da una stella che stava morendo. Ora, quella stella non c'è più, inghiottita da un buco nero supermassiccio a 3,9 miliardi di anni luce da noi. Analizzando le potenti emissioni di raggi X rilasciate dalla stella durante gli ultimi attimi di vita, gli astronomi potrebbero capire il vero funzionamento dei buchi neri - i corpi celesti più esotici e misteriosi del nostro universo.
Al centro di numerose galassie a spirale - fra cui la nostra Via Lattea - vi sono enormi e densissimi buchi neri che contengono milioni di masse solari schiacciate in uno spazio microscopico (astronomicamente parlando). Spesso, l'insaziabile appetito di questi corpi li rende molto visibili, dato che sono circondati da materiale che emette radiazioni ad alta energia pronto a cercare di saziare il mostro. Altre volte, questi misteriosi oggetti si mimetizzano perfettamente nello scuro lenzuolo cosmico, pronti a cogliere di sorpresa tutto ciò che capita a portata di mano, generando ad ogni pasto un flusso di particelle e un disco di accrescimento che brilla alle lunghezze d'onda dei raggi X.
All'inizio dell'anno scorso, il telescopio americano Swift notò un improvviso lampo di raggi X - ora noto come Swift J1644+57 - proveniente da una zona considerata fino ad allora relativamente tranquilla. Si scoprì che, invece, in quella regione cosmica vi era un buco nero supermassiccio a cui piaceva organizzare agguati a tutto ciò che capitava a portata di mano.
È stato grazie al sacrificio di quella stella che abbiamo scoperto il buco nero. Infatti, il materiale dell'astro è stato risucchiato dalle linee dell'intenso campo magnetico del buco nero, ed è stato poi espulso ad una velocità molto vicina a quella della luce.
Subito, gli astronomi si sono accorti di qualcosa che non avevano mai visto: il disco di accrescimento gorgheggiava, a una frequenza di 5 MHz: probabilmente un secondo grido, meno potente, della stella morente. Questo fenomeno è oggi noto come Oscillazione Quasi Periodica, o QPO, ed è originato dalle fluttuazioni nelle frequenze delle emissioni di raggi X. Una sorgente energetica così vicina all'orizzonte degli eventi (il "punto di non ritorno") può fornirci moltissime nuove informazioni su questi oggetti di cui sappiamo ben poco.
Secondo la teoria della relatività di Einstein, lo spazio attorno ad un oggetto massiccio viene deformato. Questo processo è noto come effetto Lense-Thirring ed è difficile da misurare attorno a oggetti poco massicci, ma se invece siamo davanti ad un oggetto ben più massiccio (come un buco nero) e abbiamo come punto di riferimento un QPO possiamo teoricamente misurare questo effetto.
L'ultimo grido di una stella morente può confermare le teorie di Einstein L'ultimo grido di una stella morente può confermare le teorie di Einstein Reviewed by Unknown on 14.8.12 Rating: 5
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