Pianeti in fuga che sfrecciano a 50 milioni di km/h

Rappresentazione artistica di un 'mondo in fuga' (© immagine: David A. Aguilar /CfA)
A quanto pare, gli autovelox nello spazio sono molto meno severi di quelli terrestri. O, almeno, non dicono niente se dei pianeti iperveloci sfrecciano a velocità di quasi 50 milioni di chilometri orari. Questi 'mondi in fuga' sono tra gli oggetti più interessanti dell'intero Universo, e ora un nuovo studio del Dartmouth College e dell'Università di Harvard ci racconta la loro storia.
Questi pianeti–razzo sono stati scoperti attraverso alcune simulazioni computerizzate create dagli astrofisici teorici Idan Ginsburg, Avi Loeb e Gary Wegner. Secondo i tre scienziati, però, in un futuro non troppo lontano saremo in grado di osservarli direttamente: grazie alle loro velocità supersoniche, infatti, orbitano talmente velocemente attorno alla loro stella da completare una rivoluzione in pochissimo tempo, alzando le possibilità di individuarne il transito a una probabilità su due.
«Che io sappia, a parte le particelle subatomiche, non c’è niente che riesca ad abbandonare la nostra galassia più in fretta di quanto facciano questi pianeti in fuga» ha commentato Ginsburg.
«Viverci sopra è come farsi una cavalcata a briglie sciolte che parte dal centro della galassia per poi perdersi nell’Universo» ha aggiunto Loeb.
Per capire cosa c'è all'origine di questi mondi in fuga, dobbiamo fare un viaggio nel tempo che ci riporta indietro al 2005, quando Warren Brown e il suo team scoprirono SDSS J090745.0+024507, la prima stella iperveloce mai osservata. L'intera comunità scientifica rimase a bocca aperta davanti a questo misterioso corpo celeste, che fuggiva dalla Via Lattea a una velocità di due milioni e mezzo di chilometri orari. Nonostante possa essere considerata come una 'lumaca' se confrontata con questi 'mondi in fuga', la sua origine potrebbe aiutarci a capire quella di questi insoliti esopianeti.
Brown e il suo team scoprirono più tardi che la velocità di questa stella poteva essere spiegata con gli studi effettuati negli anni '80 dall'astronomo Jack Hills. Hills ipotizzò che, quando un sistema binario incontra sulla propria strada un buco nero supermassicio, solamente una delle due stelle venga risucchiata dal buco nero, mentre l'altra è spazzata via a velocità incredibili.
E se attorno a questo sistema binario vi fossero dei pianeti? E' questa la domanda che si sono posti i tre astrofisici, e per trovare una risposta hanno fatto ricorso ad alcune simulazioni computerizzate. Il risultato? La nascita, appunto, di questi 'mondi in fuga'. Ma le simulazioni hanno mostrato anche che un pianeta attorno alla stella 'condannata' potrebbe scampare la morte e potrebbe essere scagliato nello spazio a velocità ancora maggiori, fino a raggiungere appunto i 50 milioni di chilometri di cui parlavamo prima. Finora, gli astronomi hanno osservato esopianeti bizzarrissimi, ma forse questi 'mondi in fuga' battono tutti.
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