Anche Hayabusa avrà il suo successore

Impressione artistica della sonda Hayabusa 2.
E' stata una delle missioni con più problemi tecnici mai riscontrati, ma, paradossalmente, è divenuta una delle più importanti dopo il suo esito positivo. Stiamo parlando della sonda giapponese Hayabusa, che nel 2005 visitò l'asteroide Itokawa e nel 2010, dopo essere atterrata in suolo australiano, fu la prima missione a riportare sulla Terra i campioni prelevati dalla superficie di un asteroide. Per chi l'ha seguita da vicino, è stata anche una delle missioni più coinvolgenti della storia, forse anche per i suoi innumerevoli problemi che hanno tenuto il mondo intero col fiato sospeso. E ora, a quanto pare, potremo presto rivivere un'esperienza simile: sta arrivando Hayabusa 2.
Il governo giapponese ha infatti approvato la costruzione del successore di Hayabusa. Il secondo falco pellegrino (traduzione di Hayabusa) spiccherà il volo nel 2014 per ripercorrere, una per una, le mille avventure della predecessora. La progettazione di un successore di Hayabusa era già iniziata nel 2010 nei laboratori della JAXA, l'ente spaziale giapponese.
La sonda raggiungerà l'asteroide 1999 JU3 – un asteroide lungo circa 1 chilometro – nell'estate del 2018, per poi ripartire alla fine del 2019 con destinazione Terra, dove dovrebbe atterrare nel 2020.
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La sonda Hayabusa 2 preleva campioni dall'asteroide 1999 JU3.
La JAXA e la NEC Corp. di Tokyo – l'agenzia che si è incaricata di costruire la sonda, i suoi sistemi di comunicazione e la sua fotocamera che opererà alle lunghezze d'onda del medio infrarosso – dovranno impegnarsi molto, principalmente per due motivi. Il primo è il 'quando': la finestra di lancio della sonda sarà molto breve, anche se ve ne sarà una seconda nel 2015. Ma se mancasse anche questa seconda finestra, il lancio dovrà essere ritardato di almeno un decennio. La seconda motivazione è il budget: per ora, il Governo giapponese si è impegnato a fornire 39 milioni di dollari statunitensi a partire dal 1° aprile, mentre la JAXA ha stimato il costo della missione attorno ai 200 milioni di dollari. In compenso, la NEC Corp. gode di molta esperienza nel settore astronautico, e inoltre è la stessa agenzia che ha costruito Hayabusa.
Nonostante evidenti problemi tecnici nel sistema di propulsione e di raccolta dei campioni, la sonda Hayabusa è riuscita a far rientrare i materiali sulla Terra, dove sono stati attentamente analizzati dai tecnici della JAXA. Purtroppo non vi sono state trovate molecole di origine organica. Gli scienziati hanno stimato che i campioni si sono formati circa 4.6 miliardi di anni fa, all'alba del nostro sistema solare. Studiare gli asteroidi, infatti, ci aiuterà a comprendere più a fondo i primi capitoli della storia del nostro sistema solare.
Non ci resta che aspettare ancora qualche anno per assistere all'incredibile avventura di questa sonda.

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