«Fomalhaut b non è un pianeta»
Rappresentazione artistica di Fomalhaut b (© immagine ESA, NASA, L. Calcada) |
L'immagine che ritrae il disco circumstellare attorno alla stella Fomalhaut è forse l'immagine simbolo dell'astronomia del ventunesimo secolo, in quanto rappresenta la nostra capacità di osservare mondi lontani, nell'intento di scoprire il gemello del nostro pianeta. Questa caccia iniziò circa vent'anni fa, e si sta sviluppando in modo a dir poco incredibile. Fomalhaut b fu appunto il primo esopianeta ad essere osservato alle lunghezze d'onda della luce visibile, ossia le radiazioni luminose che possiamo vedere a occhio nudo. Gli astronomi sono stati addirittura in grado di osservarne e documentarne il lento tragitto lungo la propria orbita, e ancora oggi Fomalhaut b resta un caso più unico che raro. Ma, proprio in questi giorni, un nuovo studio sembrerebbe dimostrare che non si tratta di un esopianeta.
Era il 13 Novembre 2008 quando Paul Kalas dell'Università della California a Berkeley e il suo team annunciavano la scoperta di Fomalhaut b. Sulla rete incominciarono a essere divulgate le prime immagini del telescopio Hubble che ritraevano questo mondo relativamente vicino (25 anni luce da noi). La sua scoperta fece scalpore anche perché ritraeva un sistema planetario simile al nostro durante i primi capitoli della sua esistenza. Attorno a Fomalhaut b vi erano probabilmente decine satelliti ancora in formazione, e attorno al pianeta stavano prendendo forma alcuni anelli di materiale interplanetario simili a quelli di Saturno.
Era il 13 Novembre 2008 quando Paul Kalas dell'Università della California a Berkeley e il suo team annunciavano la scoperta di Fomalhaut b. Sulla rete incominciarono a essere divulgate le prime immagini del telescopio Hubble che ritraevano questo mondo relativamente vicino (25 anni luce da noi). La sua scoperta fece scalpore anche perché ritraeva un sistema planetario simile al nostro durante i primi capitoli della sua esistenza. Attorno a Fomalhaut b vi erano probabilmente decine satelliti ancora in formazione, e attorno al pianeta stavano prendendo forma alcuni anelli di materiale interplanetario simili a quelli di Saturno.
Secondo un team di ricercatori dell'Università di Princeton, Kalas ha commesso diversi errori che hanno portato lui e il suo team a giungere a risultati che non rispecchiano la realtà. A favore del nuovo studio vi sono le osservazioni del telescopio Spitzer, connazionale di Hubble.
Mentre il pianeta è stato osservato alle lunghezze d'onda comprese fra i 600 e gli 800 nanometri, «nessuna corrispondenza è stata trovata nelle immagini a infrarossi, dove ci si aspettava di trovare precise emissioni da questo pianeta» ha riferito il team, che è ricorso perfino all'utilizzo di nuove tecniche osservative di subtrazione per regolare il contrasto delle immagini di Spitzer e osservare anche i più piccoli dettagli. «I risultati escludono la possibilità di qualsiasi flusso proveniente da un pianeta gigante. Ciò rende qualsiasi collegamento diretto tra la luce osservata ed il pianeta in questione altamente improbabile». Ma cos'è allora quella sorgente di luce puntiforme osservabile attraverso l'occhio di Hubble? «Abbiamo scoperto che l'interpretazione che si adatta meglio ai dati attualmente disponibili su questa sorgente è che la luce sia dispersa da una nube di gas» ha riferito il team, composto da Markus Janson, Joseph C. Carson, David Lafrenière, David S. Spiegel, John R. Bent e Palmer Wong.
L'immagine a sinistra rappresenta le osservazioni di Spitzer, mentre quella di destra è il modello delle osservazioni di Hubble. Come possiamo notare, il pianeta visto da Hubble è marcato con il numero 1, ma nell'immagine di Spitzer non ce n'è traccia. Con il numero 2, invece, è segnato un punto interessante che potrebbe essere il pianeta 'reale' del sistema planetario di Fomalhaut. © immagine NASA/Spitzer/Markus Janson/Joseph C. Carson |
«Accogliamo a braccia aperte i nuovi dati di Spitzer» ha risposto Kalas «ma non siamo d'accordo con l'interpretazione». Kalas ha inoltre aggiunto che avevano già valutato l'ipotesi della presenza di una nube di gas e polveri interstellari, ma lui e il suo team hanno scartato l'ipotesi per molteplici motivazioni. Kalas ha inoltre aggiunto che l'occhio di Spitzer non presenta una sensibilità adeguata a trovare esopianeti così 'piccoli' (si pensa che Fomalhaut b sia grande circa quanto Saturno, ma è pur sempre troppo poco).
Il team di Princeton si è subito dichiarato aperto alla discussione, affermando che «c'è un pianeta reale che si nasconde nel sistema, ma non l'abbiamo ancora scoperto».
Per scoprire questo pianeta che sta giocando a 'nascondino' con i nostri telescopi, non ci resta che aspettare fino al 2018, quando verrà lanciato il potentissimo telescopio James Webb – il successore di Hubble.
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«Fomalhaut b non è un pianeta»
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