Dawn e il caso dei crateri mancanti su Cerere


Avvicinandosi al pianeta nano Cerere, la sonda americana Dawn ha rivelato un mondo costellato di piccoli crateri e cicatrici da impatto. A sorprendere gli astronomi è stato proprio il grande numero di crateri minori e la quasi totale assenza di vasti bacini da impatto. Questa apparente contraddizione potrebbe avere importanti implicazioni sulla storia evolutiva del pianeta nano.
Un gruppo di astronomi ha simulato vari percorsi evolutivi che Cerere potrebbe aver intrapreso in seguito alla sua formazione, modellando per ciascuno la storia di impatti e collisioni con altri corpi. Il risultato? In media, Cerere dovrebbe avere almeno 40 crateri con un diametro di oltre 100 km, e tra 10 e 15 larghi oltre 400 km. Invece, le immagini di Dawn mostrano appena 16 crateri con un diametro superiore ai 100 km, e nessuno oltre i 280 km.
Un possibile scenario sotto studio in questi mesi da parte degli astronomi prevede che Cerere si sia formato ben oltre la sua posizione attuale, forse addirittura tra i giganti del sistema solare esterno. Neanche una migrazione verso l’interno, però, sarebbe in grado di spiegare l’assenza di grandi crateri, secondo la ricostruzione operata dagli scienziati.
“Siamo giunti alla conclusione che un’importante popolazione di grandi crateri su Cerere è stata obliterata a tal punto da non essere più riconoscibile su scale geologiche, probabilmente come risultato della peculiare composizione interna di Cerere,” spiega Simone Marchi dell’SwRI. “Indipendentemente dalla natura di questi processi, questa obliterazione di grandi crateri dev’essere avvenuta nell’arco di centinaia di milioni di anni.”
Finora, Dawn è riuscita a identificare tre depressioni larghe fino a 800 km che gli scienziati sospettano essersi formate in seguito ad antichissimi impatti. Le numerose collisioni successive avrebbero lentamente sepolto ed eroso via i crateri precedenti, rendendo i loro confini sempre più sfumati.
Gli scienziati ritengono inoltre che la composizione degli strati immediatamente al di sotto della superficie possa aver contribuito alla mancanza di grandi crateri. Le misurazioni di Dawn indicano che la crosta di Cerere cela grandi quantità di acqua ghiacciata; avendo una densità minore della roccia, il ghiaccio avrebbe permesso alla topografia di evolversi più rapidamente, “rilassandosi” e cancellando le tracce di impatti cosmici.
Anche le attività criovulcaniche che forse un tempo caratterizzavano il pianenta nano potrebbero aver avuto un ruolo di primo piano nell’erosione dei crateri più antichi e vasti. In particolare, il flusso di materiali volatili criogenici avrebbe sepolto i crateri “mancanti”.
Dawn ha raggiunto Cerere dopo aver esplorato per 14 mesi il protopianeta Vesta. Nonostante sia ben più piccolo di Cerere, Vesta vanta un massiccio bacino da impatto largo oltre 500 chilometri. Ciò suggerisce che l’assenza di ghiaccio nella crosta di Vesta potrebbe aver rallentato l’erosione e preservato il cratere.
“In qualche modo, Cerere ha curato le sue cicatrici da impatto più grandi,” prosegue Marchi. “L’essere in grado di confrontare due mondi così diversi nella fascia asteroidale – Vesta e Cerere – è uno dei punti di forza di Dawn.”

Tutte le scoperte di Dawn nel prossimo numero di Coelum Astronomia, in uscita a fine Agosto!
Dawn e il caso dei crateri mancanti su Cerere Dawn e il caso dei crateri mancanti su Cerere Reviewed by Pietro Capuozzo on 27.7.16 Rating: 5
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