Scoperta la galassia meno luminosa mai osservata

Immagine in falsi colori di LAEJ095950.99+021219.
Un gruppo di ricercatori dell'Arizona State University ha scoperto una galassia incredibilmente distante, che rientra tra i 10 oggetti celesti più lontani mai osservati. La luce che stiamo ricevendo dalla galassia è partita quando l'Universo aveva "appena" 800 milioni di anni, ossia quando era ancora un neonato.
La ricerca è stata condotta da James Rhoads, Sangeeta Malhotra e Pascale Hibon della School of Earth and Space Exploration della ASU. Il team da loro guidato ha analizzato una porzione di cielo grande all'incirca quanto il disco lunare visto dal nostro pianeta, utilizzando lo strumento IMACS del telescopio Magellan al Las Campanas Observatory in Cile.
I dati scientifici delle osservazioni hanno rivelato la presenza di una galassia distante circa 13 miliardi di anni luce dal nostro pianeta. «Stiamo osservando questa galassia quando era ancora giovane, in un passato molto remoto, quando l'Universo aveva appena 800 milioni di anni» ha commentato Rhoads. «E' come se avessimo un'immagine della galassia quando era ancora un neonato, scattata quando l'Universo aveva appena il 5 percento della sua età attuale. Studiare queste galassie molto giovani è importante per capire come si formano e si evolvono».
La galassia – nota come LAEJ095950.99+021219.1 – è stata osservata per la prima volta nell'estate dell'anno scorso, ma fino ad allora non si era certi della sua vera natura. Si tratta di una scoperta molto rara e dunque molto importante per capire i processi alla base dell'evoluzione delle galassie. La ricerca è stata pubblicata il sull'Astrophysical Journal Letters in cooperazione con la National Science Foundation (NSF).
La scoperta è stata consentita da due fattori: innanzitutto, dalla capacità di raccogliere grandi quantità di luce e dall'incredibile risoluzione delle immagini del telescopio Magellan grazie agli specchi costruiti dallo Steward Observatory; in secondo luogo, dall'incredibile capacità dello strumento IMACS di raccogliere sia immagini che spettri atomici di una vasta porzione di cielo.
La luce proveniente dalla galassia è stata emessa dall'idrogeno ionizzato ed è stata raccolta grazie ad una tecnica pionieristica che consiste nell'utilizzo di speciali filtri a banda stretta che lasciano passare un numero molto basso di lunghezze d'onda. Ciò ha consentito agli astronomi di eseguire delle analisi molto accurate.
«Usiamo questa tecnica dal 1998 e ogni volta la spingiamo oltre, verso distanze e precisioni sempre maggiori nella nostra ricerca delle prime galassie ai confini dell'Universo» ha commentato Malhotra.
Per stabilire la distanza di una galassia, gli astronomi guardano ad un determinato valore nella luce raccolta: è il redshift (o spostamento verso il rosso), che indica quanto la luce si è dovuta "stirare" e avvicinarsi alle lunghezze d'onda rosse durante l'espansione dell'Universo. Il redshift di LAEJ095950.99+021219 è pari a 7.
«Abbiamo usato questo metodo per cercare centinaia di oggetti. Abbiamo trovato molte centinaia di galassie a 4.5 di redshift, alcune a 6.5 e ora anche una a 7» ha commentato Rhoads.
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