La Nebulosa di Orione, mastodontica culla di stelle

Recenti immagini dell'insigne telescopio europeo Planck hanno palesato monumentali processi di formazione stellare, che accondiscendo e assecondando gli astrofisici nell'intuizione delle complesse evoluzione chimico-fisiche che vedono come protagonista la Via Lattea, nelle regioni incline e propense alla presenza di gas e polveri interstellari.
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Le stelle che si stanno procreando in agglomerati aeriformi sono dunque mascherate da materia gassosa, che sono però penetrate dal potente occhio di Planck, che riesce perciò a scrutare questi deboli e inintelligibili fenomeni.
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La Nebulosa di Orione, nota e affermatasi anche grazie alle classificazione apportatele dai cataloghi di antichi astronomi, ovvero M 42 e NGC 1976, è un tipico esempio di area cosmica con vigorose e sgargianti manifestazioni di formazione stellare.

Dista da noi ben 1500 anni luce, pari a 459,369 Parsec, 94882500 Unità Astronomiche o la bellezza di 14194500000000000 chilometri.

Nell'immagine a destra, essa risulta essere ubicata in posizione pressoché centrale, la troviamo difatti leggermente spostata verso il basso. L'elemento che subito denotiamo è però l'Anello di Barnard, arcano tuttora rimasto imperscrutabile. Si ritiene però sia la conseguenza di una potentissima onda d'urto proveniente da una supernova esplosa nella nebulosa circa 2 milioni di anni fa. Al giorno d'oggi, il suo diametro è pari a 300 anni luce, ovvero orbitare il nostro equatore ben 70840050000 volte!
L'immagine espone processi chimico-fisici che vedono protagonisti le polveri e il gas del mezzo interstellare, conseguenza precipua dell'interazione tra elettroni e i campi magnetici della nostra galassia.
