Il Falcon 9 riesce nel tentativo di rientro più difficile


La SpaceX ha lanciato con successo un satellite giapponese per le comunicazioni, riuscendo inoltre nel riportare il primo stadio del Falcon 9 su una chiatta robotica situata nell'Oceano Atlantico, 660 chilometri al largo delle coste della Florida. Quello di oggi è stato il terzo tentativo di rientro riuscito, e di gran lunga il più difficile, a causa della traiettoria di discesa estremamente energetica. La stessa SpaceX prima del lancio aveva bollato come "altamente improbabile" un eventuale successo nel rientro del primo stadio.
Il lancio del satellite JCSat-14 è avvenuto in perfetto orario, all'inizio della finestra di lancio di due ore che si è aperta alle 6:21 ora italiana di stamattina. Quello di oggi è stato il quarto successo su quattro voli per il nuovo Falcon 9 FT. In due dei voli precedenti, la SpaceX era riuscita a recuperare il primo stadio del Falcon 9, una volta sulla terraferma e una volta sulla chiatta in mare.


Il veicolo di lancio ha superato Mach 1 ed è entrato in regime di volo supersonico circa un minuto e 10 secondi dopo il decollo. Un'altra decina di secondi più tardi, il Falcon 9 FT ha attraversato la fase di massima pressione aerodinamica. Due minuti e 38 secondi dopo il lancio, i nove motori Merlin 1D+ del primo stadio si sono spenti, seguiti poco dopo dalla separazione e dell'accensione del singolo motore Merlin Vac del secondo stadio.
Mentre il secondo stadio continuava la sua scalata verso l'orbita terrestre, il primo stadio ha iniziato a preparasi a un drammatico rientro nell'atmosfera terrestre. La massa del satellite, pari a 4700 kg, è ai limiti di capacità del Falcon 9 FT riutilizzabile, lasciando quindi pochissimo margine d'errore e costringendo il primo stadio a seguire una traiettoria molto più energetica e rischiosa del normale.
Una prima manovra eseguita da tre dei nove motori ha rallentato la discesa del primo stadio attraverso l'atmosfera terrestre. La manovra è durata una ventina di secondi. Le quattro alette aerodinamiche montate ai lati dello stadio hanno fornito la stabilità necessaria a mantenere il corretto assetto di discesa.
Lo stadio si è appoggiato sulla chiatta robotica circa 8 minuti e 35 secondi dopo il decollo. Quello di oggi è stato il primo tentativo di rientro del primo stadio da una traiettoria così energetica conclusosi in un successo. L'ultima volta che il primo stadio aveva tentato di rientrare da una traiettoria così rischiosa, durante la missione SES-9, si era schiantato contro la chiatta in seguito all'esaurimento del carburante poco prima di toccare il suolo.
Per la prima volta, lo stadio è atterrato usando tre dei suoi nove motori, invece che il solo motore centrale come era accaduto in precedenza. Essendo stato sottoposto a decelerazioni senza precedenti, lo stadio verrà analizzato a fondo dagli ingegneri della SpaceX per verificare le sue condizioni.
Prima del lancio, le probabilità di successo del tentativo di rientro parevano basse, vista la natura particolarmente energetica della discesa. Tuttavia, la SpaceX aveva dichiarato di voler procedere ugualmente nel tentativo, in modo da riuscire a ottenere delle informazioni utili in vista di missioni future.
Trentadue minuti dopo il lancio, il secondo stadio ha rilasciato JCSat-14 nell'orbita prevista tramite due accensioni, inaugurando una missione che dovrebbe durare almeno una quindicina di anni.
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