Orion torna in azione e centra il test più impegnativo
Orion è tornato in azione. Il successore degli Space Shuttle, protagonista alla fine dell'anno scorso della sua prima missione orbitale, ha completato un nuovo test di caduta. La capsula, priva di equipaggio, è stata rilasciata a 10.5 chilometri di quota nei cieli del deserto dell'Arizona per simulare un guasto ai paracadute.
Test come questo vengono definiti Minimum System Test - letteralmente, sono utilizzati per valutare il numero minimo di sistemi che devono operare correttamente per garantire la sopravvivenza dell'equipaggio a bordo. Nel test di due giorni fa, la NASA ha intenzionalmente bucato due dei cinque paracadute principali di Orion, ma la capsula è comunque riuscita ad eseguire un atterraggio morbido.
Il sistema di rientro di Orion prevede 11 paracadute: tre sono utilizzati per la separazione del modulo aerodinamico montato in cima alla capsula, il cui scopo è custodire i paracadute stessi e proteggerli dal calore del rientro; due parafreni rilasciati a 7.5 chilometri di quota a 500 chilometri orari; tre paracadute piloti per sollevare il coperchio dei paracadute principale; infine, i tre paracadute principali, rilasciati a meno di tre chilometri di quota. Ciascun paracadute principale è legato a Orion da 80 cavi di sospensione e ha un'area di 975 metri quadri.
Il sistema di rientro di Orion prevede 11 paracadute: tre sono utilizzati per la separazione del modulo aerodinamico montato in cima alla capsula, il cui scopo è custodire i paracadute stessi e proteggerli dal calore del rientro; due parafreni rilasciati a 7.5 chilometri di quota a 500 chilometri orari; tre paracadute piloti per sollevare il coperchio dei paracadute principale; infine, i tre paracadute principali, rilasciati a meno di tre chilometri di quota. Ciascun paracadute principale è legato a Orion da 80 cavi di sospensione e ha un'area di 975 metri quadri.
Il sistema aveva operato alla perfezione nella missione completa dell'anno scorso, quando Orion aveva fatto ritorno sulla superficie terrestre dopo due orbite intorno al nostro pianeta (clicca qui per i dettagli). Ma la NASA vuole assicurarsi che il veicolo sia in grado di garantire la sopravvivenza degli astronauti anche se qualcosa dovesse andare storto.
"In pratica, abbiamo rimosso il comando di apertura a due dei cinque paracadute principali," spiega Stuart McClung della NASA. I due paracadute "difettosi" (uno dei due parafreni e uno dei tre principali), quindi, erano comunque a bordo della capsula.
Nonostante un eventuale astronauta a bordo del volo sarebbe sopravvissuto, gli ingegneri vorranno ora analizzare tutti i dati raccolti dai numerosi sensori sparsi sul veicolo per comprendere a fondo il comportamento dei sistemi.
Il successo di questo test è ancor più importante se si considerano i risultati precedenti. Nel 2008, Orion si era schiantato al suolo ad alta velocità dopo la mancata apertura di uno dei paracadute piloti. Il fallimento aveva portato alla rottura di due paracadute principali. Il corretto funzionamento del terzo paracadute non era riuscito a impedire la collisione. Un altro fallimento colpì Orion nel 2010, quando la capsula non riuscì nemmeno a staccarsi correttamente dal C-17, trascinando con sé il meccanismo di espulsione che sarebbe dovuto restare sull'aereo. Da lì in poi, però, ci sono stati solo successi per Orion.
I test di Orion continueranno in vista della sua prossima missione, prevista per il 2018, quando la capsula decollerà nel volo di battesimo dell'SLS, il razzo più potente mai costruito, alla volta della Luna (clicca qui per i dettagli).
Orion torna in azione e centra il test più impegnativo
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
27.8.15
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