Miracolo nella fisica: scoperta la particella di Dio, si aprono nuove strade nella comprensione dell'Universo

Bosone di Higgs
Peter Higgs (destra) stringe la mano al collega Francois Englert, anch'esso considerato come uno dei «padri» della materia.
Il più potente acceleratore di particelle mai costruito – l'LHC di Ginevra – ha raggiunto finalmente il suo scopo: rintracciare la famosissima «particella di Dio», ossia il bosone di Higgs a cui gli scienziati davano la caccia dal 1964. Si tratta di una particella di fondamentale importanza, in quanto garantisce la massa a tutte le altre particelle subatomiche che formano la materia, fra cui anche quella del nostro corpo. Peter Higgs, il «padre» di questa particella, non è riuscito a trattenere le lacrime mentre annunciava stamattina la scoperta di questa particella che conferma che il Modello Standard è la teoria quantistica che meglio descrive il nostro Universo.

E' stata l'italiana Fabiola Gianotti, responsabile dell'esperimento Atlas, ad annunciare che la particella si posiziona sul livello «5 sigma» della scala di probabilità della sua reale esistenza.
La Gianotti e l'americano Joe Incandela non hanno avuto esitazioni a presentare i dati ottenuti in alcuni esperimenti effettuati tra il 2011 e il 2012. La pubblicazione dei dati resi pubblici oggi non avverrà prima della fine di luglio, mentre, spiega una nota del Cern, «una più completa visione dei dati presentati oggi sarà effettuata nei prossimi mesi, man mano che verranno raccolti ulteriori dati». Quando questi dati verranno pubblicati, saremo in grado di capire le vere proprietà di questa particella, e comprendere se è più «esotica» di quanto ci aspettavamo o meno. Attualmente, le nostre conoscenze rappresentano meno del 4% di tutto l'Universo e, sempre secondo la nota diffusa dal Cern, un'eventuale versione più esotica della particella di Dio «potrebbe essere un ponte per comprendere il 96 per cento dell'Universo che a noi rimane ancora oscuro».
«Proprio le nuove anomalie intraviste nel bosone di Higgs, potrebbero costituire l’anello di congiunzione con la realtà che ancora ignoriamo» ha spiegato Rolf Heuer, direttore generale del Cern. «Per questo abbiamo raggiunto una tappa fondamentale nella conoscenza della natura».
La particella di Dio è l'ultimo mattone che mancava al Modello Standard, la teoria principale della fisica contemporanea. Si tratta di una sorta di catalogo della materia, che classifica le 12 particelle elementari in due famiglie, ossia i quark e i leptoni. Questo catalogo si estende su tre delle quattro forze dell'Universo, ossia la forza forte e quella elettrodebole (elettromagnetica più debole). Il modello standard studia anche altre particelle, i cosiddetti «messaggeri» di queste forze: i fotoni per la luce, ad esempio, oppure i gluoni, che legano assieme i mattoni della materia. Naturalmente, queste particelle sarebbero «morte» senza la particella di Dio, che è all'origine delle loro interazioni.
Una spiegazione più approfondita ce la dà Guido Tonelli, portavoce dell'esperimento CMS fino a pochi mesi fa: «il bosone di Higgs non solo ora lo abbiamo davanti agli occhi, ma ha anche aperto una nuova fisica. Le sue caratteristiche sono un po’ diverse da come la teoria l’aveva immaginato e presenta alcune anomalie che prospettano nuovi mondi della conoscenza da indagare. Ed è quello che faremo nei prossimi mesi».
I due esperimenti hanno confermato che l'energia della particella di Dio si esprime tra i 125 e i 126 GeV, ossia miliardi di elettronvolt.
«E' davvero incredibile che tutto questa sia successo mentre sono ancora in vita» ha commentato quasi incredulo e in lacrime Peter Higgs.


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