Un ammasso galattico in piena vista passa inosservato
I telescopi terrestri e spaziali più potenti – fra cui anche Hubble – avevano perlustrato quella piccola regione dello spazio per migliaia di ore, rivelando oltre due milioni di galassie. Detto così, potrebbe sembrare un enorme successo, ma in realtà tutti questi osservatorii non erano riusciti ad individuare un intero ammasso di galassie che era proprio lì, sotto il naso. Per fortuna, ci ha pensato FourStar – la nuova fotocamera che opera nel vicino infrarosso montata sul Magellan Baade Telescope – a portarlo alla luce.
FourStar è l'ultima 'creazione' di Eric Persson del Carnegie Observatories e del suo team, che include David Murphy, Andy Monson, Dan Kelson, Pat McCarthy e Ryan Quadri. Persson ha avuto l'idea di installare cinque diversi filtri per ottenere immagini appartenenti a diverse 'fette' dello spettro del vicino infrarosso. Grazie a questa trovata, FourStar è in grado di misurare molto accuratamente le distanze tra la Terra e migliaia di galassie lontane contemporaneamente, creando in pochissimo tempo un modello computerizzato tridimensionale del giovane Universo. Le distanze sono molto utili per capire se l'oggetto visualizzato fa parte della nostra galassia, di una galassia vicina o se è molto lontano.
FourStar è l'ultima 'creazione' di Eric Persson del Carnegie Observatories e del suo team, che include David Murphy, Andy Monson, Dan Kelson, Pat McCarthy e Ryan Quadri. Persson ha avuto l'idea di installare cinque diversi filtri per ottenere immagini appartenenti a diverse 'fette' dello spettro del vicino infrarosso. Grazie a questa trovata, FourStar è in grado di misurare molto accuratamente le distanze tra la Terra e migliaia di galassie lontane contemporaneamente, creando in pochissimo tempo un modello computerizzato tridimensionale del giovane Universo. Le distanze sono molto utili per capire se l'oggetto visualizzato fa parte della nostra galassia, di una galassia vicina o se è molto lontano.
E' proprio grazie a questa mappa tridimensionale che gli astronomi sono stati in grado di individuare la concentrazione di galassie quando l'Universo aveva appena poco più di un quinto della sua età attuale, ossia 10,5 miliardi di anni fa.
«Ciò significa che l'ammasso galattico è ancora giovane e dovrebbe continuare a crescere in una struttura estremamente densa, contenente forse migliaia di galassie» ha commentato Lee Spitler della Swinburne University of Technology in Australia. Spitler è l'autore principale dell'articolo sulla scoperta dell'ammasso che sarà presto pubblicato sull'Astrophysical Journal Letters.
Studiare l'evoluzione dell'ammasso – che per ora conta 30 galassie – potrà farci capire come le galassie siano influenzate dall'ambiente circostante mentre si evolvono.
La scoperta rientra in un progetto ben più esteso, noto come Z-FOURGE – FourStar Galaxy Evolution Survey – e guidato da Ivo Labbé, ex–Carnegie e attualmente ricercatore presso il Leiden Observatory nei Paesi Bassi.
Lo scopo di questo progetto è determinare la distanza di alcuni oggetti celesti. Come abbiamo già detto, determinare la distanza è indispensabile per capire se l'oggetto visualizzato fa parte della nostra galassia, di una galassia vicina o se è ancor più lontano. Per ora, la FourStar Camera montata a bordo del telescopio di 6.5 metri Magellan del Las Campanas Observatory, Cile, ha ottenuto la distanza precisa delle galassie meno luminose ubicate in una zona grande circa un quinto della misura apparente della Luna. Nonostante questa regione sia ben poco estesa, sono state individuate ben mille galassie ancor più lontane del nuovo ammasso.
«L'eccellente qualità e sensibilità delle immagini di Magellan e FourStar fa veramente la differenza» ha commentato Labbé. «Ci aspettiamo già molte altre scoperte eccitanti e inaspettate!».
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