Un reparto di maternità stellare da record
Il 'reparto di maternità' da record ripreso da Spitzer (© immagine NASA/JPL- Caltech/GLIMPSE Team/Mubdi Rahman) |
Un trio di astronomi dell'Università di Toronto ha scoperto un nuovo 'reparto di maternità' stellare. Ma questa non è una culla cosmica come le altre: conta infatti centinaia di migliaia di stelle, di cui molte sono tra le più massicce mai osservate, direttamente proporzionali alla loro culla, che si estende infatti nello spazio per centinaia di anni luce.
Ma questi non sono gli unici fattori che rendono questo ammasso di giovani stelle praticamente unico: «le stelle massicce sono proprio qui nella nostra galassia, e possiamo addirittura contarle individualmente», come ci ha spiegato Mubdi Rahman, che sta per ottenere il dottorato di ricerca (il PhD anglosassono) al Dipartimento di Astronomia e Astrofisica all'Università della città più popolosa dello stato canadese, Toronto. Rahman ha preso le redini del team, composto dai professori supervisori Dae-Sik Moon e Christopher Matzner.
Ma questi non sono gli unici fattori che rendono questo ammasso di giovani stelle praticamente unico: «le stelle massicce sono proprio qui nella nostra galassia, e possiamo addirittura contarle individualmente», come ci ha spiegato Mubdi Rahman, che sta per ottenere il dottorato di ricerca (il PhD anglosassono) al Dipartimento di Astronomia e Astrofisica all'Università della città più popolosa dello stato canadese, Toronto. Rahman ha preso le redini del team, composto dai professori supervisori Dae-Sik Moon e Christopher Matzner.
Spesso, infatti, le 'culle stellari' sono ubicati in galassie lontane milioni di anni–luce, e quasi sempre riceviamo la luce di queste stelle riunita in pochi puntini luminosi. Nonostante la relativa vicinanza di questo ammasso stellare (che dista circa 30 mila anni luce da noi), però, non sarà comunque la cosa più facile del mondo studiare questi astri approfonditamente: gli scienziati dovranno infatti fare i conti con il gas e le polveri interstellari – i resti della nebulosa che ha dato origine a queste stelle – che potrebbero bloccare parte della luce emessa dagli astri, facendoli apparire più piccoli e vicini. «Tutta questa polvere ci ha reso difficile capire che tipo di stelle sono. Queste stelle sono incredibilmente luminose, eppure, sono molto difficili da vedere» ha commentato Rahman.
I risultati della ristretta équipe scientifica canadese saranno pubblicati sull'edizione del 20 Dicembre dell'Astrophysical Journal Letters, ma i tre ricercatori non perderanno tempo a firmare autografi o a rilasciare interviste: la loro prossima 'preda' li sta già attendendo. «Studiando queste stelle supermassicce e il guscio che le avviluppa (la 'culla stellare' a cui facevamo riferimento prima), speriamo di capire di più su come l'energia viene trasmessa in tali ambienti estremi» ha spiegato Rahman.
Il team si è servito del satellite WMAP per studiare l'emissione di radiazioni sotto forma di microonde. Successivamente ha usato il telescopio spaziale americano Spitzer per osservare la regione i raggi infrarossi, ottenendo la splendida immagine che divulghiamo. Più tardi, grazie alle osservazioni ottenute con il cileno New Technology Telescope dell'ESO, l'European Southern Observatory, i ricercatori hanno potuto evidenziare che ben 12 di questi astri appartengono alla classificazione stellare che comprende le stelle più massicce. Alcuni di questi astri sono centinaia di volte più massicci del nostro Sole.
Si tratta pur sempre di stelle 'neonate', ancora nella culla, ma sono miliardi di miliardi di volte più grandi di noi.
Un reparto di maternità stellare da record
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
16.12.11
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