Scoperti dal Caltech 18 nuovi giganti gassosi
Un team di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) hanno appena annunciato la scoperta di 18 nuovi esopianeti. «E' il più grande annuncio singolo di pianeti in orbita attorno a stelle più massicce del Sole, non considerando le scoperte effettuate dalla missione Kepler» ha festeggiato John Johnson, professore di astronomia al Caltech e autore principale dell'articolo al riguardo comparso nell'edizione di Dicembre dell'Astrophysical Journal Supplement.
I ricercatori hanno analizzato oltre 300 stelle usando il telescopio hawaiiano Keck e gli osservatori McDonald e Fairborn, ubicati rispettivamente in texas e in Arizona. Le stelle analizzate sono tutte astri di tipo A V, note anche come stelle bianche della sequenza principale. Si tratta di astri circa 1.5 volte più massicci del nostro Sole e che sono già entrati nelle ultime fasi della loro vita: per questo sono a volte chiamati «stelle pensionate». Queste stelle si stanno preparando a divenire subgiganti e stanno esaurendo l'idrogeno, l'elemento che è alla base della fusione nucleare che avviene nel nucleo delle stelle.
I ricercatori hanno analizzato oltre 300 stelle usando il telescopio hawaiiano Keck e gli osservatori McDonald e Fairborn, ubicati rispettivamente in texas e in Arizona. Le stelle analizzate sono tutte astri di tipo A V, note anche come stelle bianche della sequenza principale. Si tratta di astri circa 1.5 volte più massicci del nostro Sole e che sono già entrati nelle ultime fasi della loro vita: per questo sono a volte chiamati «stelle pensionate». Queste stelle si stanno preparando a divenire subgiganti e stanno esaurendo l'idrogeno, l'elemento che è alla base della fusione nucleare che avviene nel nucleo delle stelle.
I 18 esopianeti in questione, tutti dotati di una massa simile a quella di Giove, sono stati scoperti rilevando un abbassamento nella luminosità della stella, dovuto appunto al passaggio di questi pianeti che ne oscurano parte della superficie.
Questa nuova pietra miliare nella ricerca di mondi alieni ha alzato del 50% il numero di pianeti conosciuti orbitanti stelle massicce e, secondo Johnson, questi nuovi esopianeti sono di inestimabile valore per capire la formazione dei sistemi planetari.
Secondo i ricercatori, questa scoperta aumenta anche la credibilità della teoria secondo la quale i pianeti si formano da piccole particelle dei dischi circumstellari che circondano le protostelle. La teoria prevede che queste piccole particelle si fondino creando un agglomerato con un campo gravitazionale sempre più potente e attirando così sempre più materiale, fino a creare un pianeta. Gli effetti di questa teoria – numero, distribuzione e massa dei pianeti – si possono riscontrare in molti sistema planetari alieni. Un'altra teoria prevede che grosse quantità di gas e polveri interplanetarie presenti nel disco collassino spontaneamente in un grosso agglomerato che poi si evolverà in un pianeta. Questa teoria dipinge però un quadro instabile, dato che quindi la massa della stella non influirebbe sul numero o sulla massa dei pianeti come in realtà succede spesso, o almeno per quanto ne sappiamo noi. Infatti, sulla base delle nostre osservazioni, possiamo stabilire che quasi sempre più una stella è massiccia, più i suoi pianeti sono massicci: spesso queste due masse sono perciò direttamente proporzionali. «E' bello vedere che tutti questi dettagli convergenti indicano verso una singola tipologia di meccanismo di formazione» ha commentato Johnson.
«Non ci limitiamo a trovare più frequentemente pianeti simili a Giove attorno a stelle massicce, ma li troviamo anche in orbite più ampie». Se prelevassimo 18 esopianeti–campioni da stelle simili al Sole, infatti, la metà circa orbiterebbe molto vicina all'astro. Ma nel caso dei 18 esopianeti appena scoperti, il più vicino dista 0.7 unità astronomiche dalla sua stella, ossia 0.7 volte la distanza che separa il nostro pianeta dal Sole.
Come abbiamo visto, però, i giganti gassosi possono trovarsi addirittura più vicini alla propria stella di quanto lo siamo noi dal Sole. Questo per il fenomeno della migrazione, ossia quando questi giganti gassosi si spostano dalle regioni periferiche del proprio sistema solare a zone più interne. Infatti, i gas e i materiali ghiacciati di cui sono composti possono trovarsi solamente molto lontano dal calore della stella. I giganti gassosi sono attratti verso la stella dalla forza gravitazionale esercitata da quest'ultima. Successivamente, un altro meccanismo – forse il campo magnetico dell'astro – frena i pianeti dal precipitare inesorabilmente nella superficie della stella.
L'emozionante ricerca degli esopianeti non si ferma qui. Al momento siamo a quota 687, ma il meglio è ancora da scoprire.
Fonte: ScienceDaily e The Astrophysical Journal Supplement Series, articolo in lingua originale a pagamento.
Scoperti dal Caltech 18 nuovi giganti gassosi
Reviewed by Pietro Capuozzo
on
4.12.11
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